Angioplastica
L’angioplastica è una metodica utilizzata per dilatare i vasi sanguigni nel caso presentino ostruzioni o restringimenti, per esempio in seguito malattia coronarica e arteriosclerosi. Si tratta di una tecnica chirurgica mini-invasiva percutanea, cioè in cui l’accesso ai tessuti interni non avviene attraverso una incisione con bisturi (un approccio “aperto”) ma attraverso l’epidermide, con l’inserzione di un tubicino flessibile via endovenosa.
L’angioplastica si effettua in tutte le sedi in cui si ha il restringimento di un vaso sanguigno, anche se gli interventi di angioplastica più diffusi sono quelli a carico delle coronarie (le arterie che irrorano il cuore), le arterie degli arti inferiori che si possono occludere a causa di trombosi, le arterie renali e le arterie carotidi, responsabili dell’irrorazione del cervello.
L’angioplastica coronarica percutanea risulta essere il trattamento di preferenza in caso di ischemia o di infarto miocardico acuto, in quanto molto meno invasivo rispetto ad altri interventi chirurgici, come l’impianto di un bypass aorto-coronarico.
- 1 Come si esegue l’angioplastica
- 2 A cosa serve l’angioplastica
- 3 Rischi e complicanze dell’angioplastica
- 4 Fonti
Come si esegue l’angioplastica
L’angioplastica, specie quella coronarica, di solito è preceduta da un esame di cateterismo diagnostico, per avere una valutazione diagnostica completa delle condizioni del cuore e dei vasi del paziente. Il catetere intravascolare viene inserito a livello dell’arteria radiale del braccio o dell’arteria femorale. Dopo che l’accesso nell’arteria è stato effettuato, il tubicino viene posizionato nella valvola aortica, dove sono presenti gli accessi alla coronaria destra e alla coronaria sinistra: in questo modo si otterrà un’immagine quanto più possibile descrittiva della situazione cardiovascolare del paziente. Una volta identificato il punto (o i punti) di ostruzione, si può procedere all’angioplastica.
Rispetto a una semplice coronarografia, il catetere utilizzato in questo intervento è più grande, e permette il passaggio di sottili fili guida all’interno delle arterie coronarie. Il catetere flessibile viene rimosso, mentre il filo guida viene fatto avanzare nell’arteria coronaria bloccata. A questo punto viene inserito sulla guida un catetere che ha una punta a palloncino che viene posizionato dove c’è l’ostruzione: il gonfiaggio del palloncino spinge le pareti dell’arteria dal centro del lume verso l’esterno, ristabilendo il flusso di sangue. Questa procedura viene eseguita in più fasi per garantire che la parete dell’arteria rimanga integra.
L’angioplastica è un intervento eseguito in anestesia locale, che ha una durata variabile, dai 30-40 minuti a tre ore, e, sebbene sia poco invasivo, richiede un ricovero ospedaliero. Generalmente, però, il paziente che si sottopone ad angioplastica può tornare alle sue attività il giorno dopo l’intervento.
A cosa serve l’angioplastica
Nonostante interventi come l’impianto di un by-pass rappresentino ancora lo standard per aggirare l’ostruzione dei vasi, l’angioplastica è oggi una tecnica ampiamente utilizzata per trattare i restringimenti dei vasi sanguigni, specie quelli delle arterie, in maniera poco invasiva. Grazie a questo intervento si possono scongiurare le principali complicanze dovute all’arteriosclerosi.
Si ricorre all’angioplastica in caso di:
- infarto miocardico acuto;
- ischemia;
- arteriosclerosi avanzata;
- stenosi carotidea;
- trombosi;
- angina pectoris;
- shock cardiogeno.
Rischi e complicanze dell’angioplastica
Nonostante l’angioplastica sia un intervento meno invasivo di altri non endovascolari, presenta comunque rischi e complicanze. Le complicanze lievi si sovrappongono a quelle della coronarografia, ed includono una facilità di sanguinamento in sede di puntura aumentata determinata dalla terapia anticoagulante orale effettuata preventivamente. Le complicanze gravi sono poco comuni e dipendono in gran parte dalla gravità della malattia coronarica e dallo stato di salute complessivo del paziente. Le principali sono aritmie di nuova insorgenza, sviluppo di angina (dolore al petto), formazione di aneurismi, insufficienza cardiaca, insufficienza renale, infezione inguinale, infarto, emorragia interna, trombosi, dissezione aortica.
L’angioplastica è un intervento poco invasivo che serve a rimuovere un’ostruzione o un restringimento dei vasi sanguigni, in particolare nel caso della coronaropatia, malattia che determina un restringimento delle arterie che irrorano il cuore, o in presenza di eventi cardiovascolari come l’infarto miocardico acuto. Generalmente è eseguita insieme a una coronarografia, lo standard diagnostico per l’identificazione della malattia coronarica. A volte, quando il restringimento è particolarmente accentuato, alla tecnica si aggiunge un’operazione di stenting. Consultate le pagine schede per saperne di più.
Fonti
- La voce sull’infarto del miocardio del Ministero della Salute spiega anche come funziona l’angioplastica;
- Tavakol M, Ashraf S, Brener SJ. Risks and complications of coronary angiography: a comprehensive review. Glob J Health Sci. 2012;4(1):65-93. Published 2012 Jan 1. doi:10.5539/gjhs.v4n1p65;
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- Scanlon PJ, Faxon DP, Audet AM, Carabello B, Dehmer GJ, Eagle KA, Legako RD, Leon DF, Murray JA, Nissen SE, Pepine CJ, Watson RM, Ritchie JL, Gibbons RJ, Cheitlin MD, Gardner TJ, Garson A Jr, Russell RO Jr, Ryan TJ, Smith SC Jr. ACC/AHA guidelines for coronary angiography. A report of the American College of Cardiology/American Heart Association Task Force on practice guidelines (Committee on Coronary Angiography). Developed in collaboration with the Society for Cardiac Angiography and Interventions. J Am Coll Cardiol. 1999 May;33(6):1756-824. doi: 10.1016/s0735-1097(99)00126-6. PMID: 10334456;
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