Lo stenting è una metodica che consiste nell’impianto di uno stent, cioè un dispositivo tubulare che, in caso di ostruzioni o restringimenti dei vasi sanguigni, serve a supportare meccanicamente e mantenere la dilatazione delle pareti dei vasi, in modo che il flusso sanguigno venga ripristinato in maniera permanente. Generalmente lo stent viene utilizzato in chirurgia mini-invasiva endovascolare, per esempio in seguito a malattia coronarica e arteriosclerosi, ma trattandosi di un dispositivo che permette di ripristinare il flusso attraverso un lume, viene anche utilizzato nel trattamento dell’ostruzione delle vie biliari, dell’esofago, dell’uretra o della prostata.

Descrizione dello stenting

In tutti i casi lo stenting è una pratica chirurgica mini-invasiva percutanea, cioè una procedura in cui l’accesso ai tessuti interni non avviene attraverso una incisione con bisturi (un approccio “aperto”) ma attraverso la pelle, con l’inserzione poco invasiva di un tubicino flessibile (endovena, con endoscopia o con colangiografia nel caso di stenting biliare). Spesso lo stenting è successivo ad interventi di angioplastica, metodica che consiste nel dilatare le pareti delle arterie attraverso un palloncino in tutte le sedi in cui si ha il restringimento di un vaso sanguigno.

Gli interventi di angioplastica più diffusi, in cui spesso è previsto l’impianto di uno stent, sono quelli a carico delle coronarie (le arterie che irrorano il cuore), le arterie degli arti inferiori che si possono occludere a causa di trombosi, le arterie renali e le arterie carotidi, responsabili dell’irrorazione del cervello.

Che cos’è uno “stent”

Lo stent, è una struttura tubolare a rete, in grado di chiudersi e aprirsi al bisogno. Lo stent ideale dovrebbe essere tracciabile, resistente alla formazione di trombi, espandibile in modo affidabile e flessibile. Sebbene gli stent di metallo siano stati utilizzati per migliaia di interventi chirurgici dal 1990, essi a lungo andare possiedono un rischio piuttosto elevato di far sviluppare una trombosi.

Per affrontare queste limitazioni, sono sempre più usati biomateriali polimerici, ovvero materiali sintetici che hanno caratteristiche molto simili alle sostanze di cui è costituito il nostro organismo, e quindi sono più compatibili in caso di impianto. I polimeri possono costituire i componenti di stent metallici o invece l’intera struttura dello stent.

Ad esempio, molto utilizzati sono gli stent metallici a rilascio di farmaco, in cui lo stent è fatto da una base metallica rivestita da biomateriale polimerico in grado di rilasciare un farmaco che eviti l’insorgenza di trombosi.

Come si esegue lo stenting

Lo stenting di solito fa parte dell’angioplastica, intervento mini-invasivo che avviene in anestesia locale, dura da 30-40 minuti a 3 ore e viene condotto in ospedale nel laboratorio di emodinamica. In questa metodica, un catetere intravascolare viene inserito a livello dell’arteria radiale del braccio oppure dell’arteria femorale. Una volta effettuato l’accesso nell’arteria, il tubicino viene posizionato nella valvola aortica, dove sono presenti gli accessi alla coronaria destra e alla coronaria sinistra: in questo modo si otterrà un’immagine quanto più possibile descrittiva della situazione cardiovascolare del paziente.

Una volta identificato il punto (o i punti) di ostruzione, si può procedere all’angioplastica. Il catetere inserito permette il passaggio di sottili fili guida all’interno delle arterie. A questo punto viene inserito sulla guida un catetere che ha una punta a palloncino e su cui vi è lo stent chiuso che viene posizionato dove c’è l’ostruzione. Il gonfiaggio del palloncino espande lo stent fino a quando non si blocca in posizione, dopo di che il palloncino viene sgonfiato e rimosso insieme al catetere, mentre lo stent rimane in sede per tenere aperto il lume dell’arteria. Una volta completato il processo, viene posizionato un bendaggio a pressione sul sito di accesso per prevenire emorragie ed ematomi. La maggior parte dei pazienti può tornare a casa lo stesso giorno della procedura.

A cosa serve lo stenting

Lo stenting è una tecnica ampiamente utilizzata, insieme all’angioplastica, per trattare i restringimenti dei vasi sanguigni, specie quelli delle arterie, in maniera poco invasiva. Grazie a questo intervento si possono scongiurare le principali complicanze dovute all’arteriosclerosi. Si ricorre all’angioplastica con stenting in caso di:

Inoltre si procede con l’inserzione di uno stent anche in caso di aneurismi (in modo da rafforzare la porzione dilatata di arteria ed evitarne la rottura) e di ostruzioni delle vie biliari, dell’esofago, dell’uretra, della prostata.

Rischi e complicanze dello stenting

I rischi dello stenting sono sovrapponibili a quelli dell’angioplastica. Tra le complicanze lievi c’è una maggiore facilità di sanguinamento in sede di puntura a causa della terapia anticoagulante orale effettuata preventivamente. Le complicanze gravi sono poco comuni e dipendono in gran parte dalla gravità della malattia coronarica e dallo stato di salute complessivo del paziente. Le principali sono aritmie di nuova insorgenza, sviluppo di angina (dolore al petto), formazione di aneurismi, insufficienza cardiaca, insufficienza renale, infezione inguinale, infarto, emorragia interna, trombosi, dissezione aortica.

Fonti

  • Science Direct: stent;
  • Tavakol M, Ashraf S, Brener SJ. Risks and complications of coronary angiography: a comprehensive review. Glob J Health Sci. 2012;4(1):65-93. Published 2012 Jan 1. doi:10.5539/gjhs.v4n1p65;
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  • Antoniou GA, Murray D, Georgiadis GS, Antoniou SA, Schiro A, Serracino-Inglott F, Smyth JV. Percutaneous transluminal angioplasty and stenting in patients with proximal vertebral artery stenosis. J Vasc Surg. 2012 Apr;55(4):1167-77. doi: 10.1016/j.jvs.2011.09.084. Epub 2011 Dec 28. PMID: 22206680.