Shock cardiogeno
Lo shock cardiogeno è una condizione clinica grave che si verifica quando il cuore presenta una portata cardiaca insufficiente e non riesce a pompare abbastanza sangue e ossigeno al cervello, ai reni e ad altri organi vitali. Lo shock cardiogeno deve essere trattato tempestivamente ed è considerato un’emergenza medica.
Le cause di questa condizioni possono essere molteplici ma la più comune è l’infarto miocardico acuto. Altri problemi di salute che possono portare a shock cardiogeno includono condizioni cardiache come l’insufficienza cardiaca; lesioni al torace; effetti collaterali della medicina; e condizioni che impediscono al sangue di fluire liberamente attraverso il cuore, come un coagulo di sangue nei polmoni.
Descrizione dello shock cardiogeno
Secondo i dati del Progetto Cuore dell’Istituto Superiore di Sanità, nella popolazione italiana di età compresa tra i 35 e i 74 anni, nel periodo 2008-2012, l’1,8% degli uomini e lo 0,6% delle donne ha riportato un evento di infarto miocardico, di cui lo shock cardiogenico rappresenta la più grave complicanza.
Il cuore è l’organo responsabile, attraverso l’immissione in circolo del sangue proveniente dai polmoni, di irrorare e ossigenare tutti i tessuti del corpo, dal cuore stesso al cervello, fino alle estremità terminali degli arti. L’ossigeno è di fondamentale importanza per tutti i tessuti dell’organismo, in quanto è l’elemento che consente alle cellule di vivere e rimanere metabolicamente attive: quando si verifica una mancanza di sangue in alcuni tessuti, si ha una condizione di ischemia e, se la quantità di ossigeno richiesta dal tessuto è superiore a quella effettivamente apportata, le cellule possono morire e il tessuto andare in necrosi. Questo è quello che accade con l’infarto miocardico acuto: in seguito al mancato afflusso di sangue e ossigeno al muscolo cardiaco, dovuto alla rottura di una placca aterosclerotica o al deterioramento delle pareti delle arterie che irrorano il cuore, una porzione di tessuto cardiaco andrà incontro a morte.
L’infarto genera una sofferenza importante al muscolo cardiaco, che non riesce a pompare più sangue e, di conseguenza, non riesce a far arrivare l’ossigeno ai tessuti. Lo shock è un processo continuo che si sviluppa in tre fasi: la fase iniziale, che dipende dalla condizione che ha sviluppato lo shock; la fase in cui reagiscono le cellule dei tessuti danneggiati; l’ultima fase che è legata al danno ischemico e a quello che si può generare una volta che il sangue torna bruscamente a irrorare il tessuto, detto danno da riperfusione.
Tra le altre malattie che possono danneggiare la funzione cardiaca e condurre a shock cardiogeno ci sono le miocarditi, le aritmie severe, le insufficienze valvolari acute e gli stadi terminali di cardiomiopatie (dilatative o ipertrofiche).
La diagnosi dello shock cardiogeno
Solitamente lo shock cardiogeno viene diagnosticato in una situazione di emergenza clinica, attraverso i seguenti esami:
- misurazione della pressione arteriosa, nei pazienti con shock cardiogeno la pressione arteriosa è estremamente bassa;
- elettrocardiogramma (ECG), esame che misura l’andamento dell’impulso elettrico che regola la contrazione cardiaca. In caso di tessuto cardiaco danneggiato o di accumulo di liquidi intorno al cuore, questo non invierà segnali elettrici normalmente e vi saranno anomalie nel tracciato;
- analisi del sangue volte a individuare la presenza di danni agli organi, infezioni o infarto del miocardio;
- ecocardiogramma, esame che utilizza gli ultrasuoni per ottenere un’immagine della struttura del cuore, usato per identificare la sede e l’entità del danno.
- Coronarografia diagnostica, esame radiologico con mezzo di contrasto volto a individuare e quantificare l’interruzione del flusso sanguigno.
I sintomi e le complicanze dello shock cardiogeno
Se il sangue ricco di ossigeno non raggiunge il cervello e gli altri organi vitali, la pressione sanguigna diminuisce, il polso rallenta e si potrebbe provare senso di confusione, perdita di coscienza, pelle sudata e respirazione rapida. Altri sintomi di shock cardiogeno sono:
- grave difficoltà respiratoria (dispnea)
- battito cardiaco improvvisamente rapido (tachicardia);
- pelle pallida;
- mani o piedi freddi;
- assenza o diminuzione nella minzione.
Se non trattato immediatamente, lo shock cardiogeno può portare alla morte. Un’altra grave complicanza, determinata dall’assenza di ossigeno, è il danno, che può essere permanente, a fegato, reni altri organi.
Trattamento dello shock cardiogeno
Il trattamento, d’emergenza, mira a ripristinare il flusso sanguigno e proteggere gli organi dai danni. A seconda della gravità della situazione, il medico valuterà le diverse opzioni che includono farmaci, procedure cardiache e interventi chirurgici, come l’angioplastica. Alcune persone potrebbero aver bisogno di un trapianto di cuore o di un dispositivo impiantato in modo permanente per aiutare a mantenere il flusso sanguigno dopo uno shock cardiogeno. Se lo shock cardiogeno è stato causato da problemi ai polmoni o da effetti collaterali dei farmaci, l’obiettivo è eliminare queste cause.
Per approfondire le modalità di trattamento dello shock cardiogeno, consulta le schede sul bypass aorto-coronarico.
Fonti
- Cardiogenic Shock;
- MayoClinic;
- Calamandrei M., Cazzaniga A. (2012) Shock cardiogeno. In: Rianimazione in età pediatrica. Springer, Milano. https://doi.org/10.1007/978-88-470-2059-7_30;
- Vahdatpour, C., Collins, D., & Goldberg, S. (2019). Cardiogenic Shock. Journal of the American Heart Association, 8(8).doi:10.1161/jaha.119.011991