Coronarografia diagnostica
La coronarografia diagnostica ha l’obiettivo principale di individuare e quantificare la malattia coronarica. Inoltre questo esame diagnostico è in grado di identificare anomalie strutturali del cuore e misurare i parametri emodinamici del sistema cardiovascolare. L’esame consiste nell’iniettare nelle coronarie un mezzo di contrasto e, grazie a un esame radiologico, seguire il percorso dei vasi coronarici, per evidenziare eventuali occlusioni o altre anomalie.
Come si esegue la coronarografia diagnostica
La coronarografia diagnostica è un esame invasivo, in quanto il mezzo di contrasto viene somministrato attraverso un catetere intravascolare. Solitamente l’inserzione del catetere, effettuata durante l’esame in ambiente sterile, avviene a livello dell’arteria radiale del braccio, oppure dell’arteria femorale. Una volta effettuato l’accesso nell’arteria, il catetere viene posizionato nella valvola aortica, dove sono presenti gli accessi alla coronaria destra e alla coronaria sinistra: in questo modo si otterrà un’immagine quanto più descrittiva della situazione cardiovascolare del paziente.
La coronarografia diagnostica, che fa parte del cateterismo cardiaco diagnostico, può essere eseguita anche in concomitanza di esami radiologici di altri vasi o camere cardiache, per avere una valutazione diagnostica completa delle condizioni cardiovascolari del paziente. Nonostante si tratti di una pratica diagnostica invasiva, questo esame non è doloroso per il paziente: infatti la coronarografia viene eseguita in anestesia locale. L’esame ha una durata che varia dai 30-40 minuti a un’ora, ma generalmente viene eseguito a seguito di un ricovero in ospedale che dura una giornata.
Grazie alla coronarografia diagnostica è possibile definire, in tempo reale, l’anatomia delle arterie coronariche e in particolar modo le seguenti informazioni:
- la posizione, la lunghezza, il diametro e il contorno delle arterie coronarie;
- l’eventuale presenza e gravità di ostruzioni del lume delle arterie coronariche;
- le caratteristiche dell’ostruzione, ovvero la presenza di placca aterosclerotica, di trombi, dissezioni, spasmi coronarici o ponti miocardici;
- le caratteristiche del flusso sanguigno;
- l’eventuale presenza ed estensione di circolazione collaterale, formatasi in seguito a un’occlusione o a un evento cardiovascolare;
- la presenza di malattie congenite a carico del decorso delle arterie coronariche.
A cosa serve la coronarografia diagnostica
La coronarografia è la pratica diagnostica standard per identificare la presenza e l’estensione della malattia coronarica aterosclerotica, in quanto nessun altro test attualmente disponibile può definire con precisione l’entità di dell’ostruzione coronarica. Di contro, le sue limitazioni risiedono nel non poter individuare le cause dell’ostruzione ne le malattie coronariche non ostruttive.
La coronarografia diagnostica, nella pratica clinica, è usata principalmente in tre situazioni:
- Per individuare la presenza e l’entità di malattia coronarica, specie quando la diagnosi è dubbia e altri esami diagnostici non invasivi non sono stati in grado di fare chiarezza sulla situazione cardiovascolare del paziente.
- Per valutare la fattibilità e l’appropriatezza di terapie mediche o interventi chirurgici cardiovascolari, come l’angioplastica coronarica o l’intervento di bypass aorto-coronarico.
- Per valutare la progressione o la regressione, a seguito di trattamenti farmacologici e/o chirurgici, della malattia coronarica.
Rischi e complicanze della coronarografia diagnostica
La coronarografia diagnostica non è scevra da rischi per il paziente che vi si sottopone, per cui il medico solitamente prescrive questo esame diagnostico solo se i benefici che derivano dall’individuazione tempestiva della malattia coronarica superano i rischi stessi dell’esame. Tra le complicanze maggiori, che comunque avvengono con una frequenza dello 0,23%, vi è il rischio di eventi cardiovascolari e ictus. Tra le complicanze minori, invece, che si verificano con una frequenza dell’1%, vi sono complicanze locali in sede di accesso ai vasi, aritmie, reazioni allergiche, la tossicità renale dovuta al mezzo di contrasto, la dissezione coronarica e i sanguinamenti indotti dall’eparina.
La coronarografia diagnostica, quindi, oltre a essere lo standard diagnostico per l’identificazione della malattia coronarica, spesso costituisce parte integrante dell’intervento di angioplastica coronarica.
Fonti
- Tavakol M, Ashraf S, Brener SJ. Risks and complications of coronary angiography: a comprehensive review. Glob J Health Sci. 2012;4(1):65-93. Published 2012 Jan 1. doi:10.5539/gjhs.v4n1p65;
- Tonioni S., Gonnella C., D’Errico F., Carbone M.A. (2011) La coronarografia. In: Cardiologia dello Sport. Springer, Milano;
- Scanlon PJ, Faxon DP, Audet AM, Carabello B, Dehmer GJ, Eagle KA, Legako RD, Leon DF, Murray JA, Nissen SE, Pepine CJ, Watson RM, Ritchie JL, Gibbons RJ, Cheitlin MD, Gardner TJ, Garson A Jr, Russell RO Jr, Ryan TJ, Smith SC Jr. ACC/AHA guidelines for coronary angiography. A report of the American College of Cardiology/American Heart Association Task Force on practice guidelines (Committee on Coronary Angiography). Developed in collaboration with the Society for Cardiac Angiography and Interventions. J Am Coll Cardiol. 1999 May;33(6):1756-824. doi: 10.1016/s0735-1097(99)00126-6. PMID: 10334456.