Epatite A

Illustrazione 3d di un fegato per descrivere l'Epatite A

 

L’epatite A è un’epatite acuta di origine virale. È causata dal virus dell’epatite A (HAV). A differenza dell’epatite B e dell’epatite C, non cronicizza, ma si risolve nel giro di qualche settimana. È una delle malattie virali più comuni al mondo, la cui diffusione è in forte diminuzione, almeno nei paesi occidentali, da quando sono stati resi disponibili vaccini specifici.

 

Il virus dell’epatite A è endemico nell’Africa sub-sahariana e in Asia meridionale, ed è abbastanza diffuso in America latina, Medio Oriente, Nord Africa ed Europa dell’Est; il fatto che circoli poco nei Paesi Occidentali rende le popolazioni che ci vivono maggiormente suscettibili all’infezione, per esempio in occasione di viaggi in aree endemiche.

 

 

Indice degli argomenti

 

 

Quali sono le cause dell’epatite A?

Il virus dell’epatite A è un virus a RNA che appartiene alla famiglia Picornaviridae. Il genoma virale, costituito da un singolo filamento di RNA, è contenuto in un involucro proteico, detto capside, a forma di icosaedro.

 

La particella virale ha un diametro di soli 27 nanometri (un nanometro corrisponde a un milionesimo di millimetro). È un virus molto resistente: tollera un pH estremamente acido come quello dello stomaco e può sopravvivere per mesi sulle superfici. Una volta penetrato nell’organismo il virus raggiunge il fegato, dove si moltiplica.

 

 

 

 

 

Come si trasmette l’epatite A?

L’epatite A si trasmette per via oro-fecale: il materiale fecale contenente il virus contamina cibo e acqua che vengono poi introdotti nell’organismo tramite l’alimentazione. La diffusione è facilitata da comportamenti non igienici, come il non lavarsi le mani dopo avere usato il bagno o dopo avere cambiato un pannolino, e prima della preparazione dei cibi.

 

L’infezione si può trasmettere da persona a persona tra conviventi e persone a stretto contatto con bambini piccoli e anche tra partner sessuali. Anche i tossicodipendenti che condividono droghe iniettabili hanno un rischio più alto di contrarre l’infezione. Il periodo di incubazione, mediamente di circa 28 giorni, può andare da 15 a 50 giorni. Il picco di contagiosità va da due settimane prima a una settimana dopo l’esordio dei sintomi.

 

 

Sintomi e caratteristiche dell’epatite A

L’epatite A generalmente si manifesta in modo improvviso. I sintomi includono:

  • nausea;
  • vomito;
  • diarrea;
  • dolori addominali;
  • urine scure;
  • ittero;
  • febbre;
  • mal di testa;
  • mancanza di appetito (inappetenza);
  • perdita di peso.

 

Nei bambini in età prescolare l’infezione è solitamente asintomatica, mentre più del 70% dei bambini più grandi e degli adulti presenta ittero, ossia una colorazione giallastra della pelle e della sclera, la parte bianca dell’occhio. I segni dell’epatite A possono includere anche l’ingrossamento del fegato (epatomegalia) e della milza (splenomegalia). La malattia acuta tipicamente dura meno di due mesi.

 

Foto di uomo con occhi gialli, segno di ittero, una delle manifestazioni di patologie al fegato come epatite A

 

 

Come si effettua la diagnosi di epatite A?

Il medico non può diagnosticare con certezza l’epatite A sulla sola base dell’esame fisico e dei sintomi, che sono infatti comuni a molte malattie gastrointestinali. Avere consumato frutta e verdura cruda, molluschi o altri alimenti non cotti, avere bevuto acqua non pulita o essere venuti a contatto con una persona con infezione da HAV documentata sono elementi che possono far sospettare la diagnosi, che va però confermata da esami di laboratorio.

 

Gli esami ematochimici di un soggetto sintomatico mostrano elevati livelli di transaminasi, bilirubina e fosfatasi alcalina, tre marcatori di danno epatico. Il test diagnostico per l’epatite A consiste nella ricerca delle immunoglobuline IgM specifiche per il virus dell’epatite A (IgM anti-HAV) nel siero; è rilevante notare che il test risulta positivo anche per chi si è recentemente sottoposto a vaccinazione contro l’epatite A. La ricerca delle immunoglobuline totali anti-HAV (IgM+ IgG) permette di sapere se una persona ha contratto il virus nel corso della vita o se si è vaccinato.

 

 

Come si cura l’epatite A?

Solitamente non sono necessarie cure mediche, se non farmaci per ridurre i sintomi, come la nausea e la diarrea. Il paziente dovrebbe riposare e rimandare il rientro a scuola o al lavoro fin dopo la scomparsa di febbre e ittero. Nei rari casi di epatite A fulminante il trapianto di fegato è l’unico intervento salvavita possibile.

 

 

Foto di uomo che si tiene la pancia all'altezza del fegato perché dolorante per epatite A

 

 

Quali sono le complicazioni dell’epatite A?

Solitamente l’epatite A si risolve senza problemi; tuttavia, in una piccola percentuale di pazienti, più comunemente negli adulti con più di 50 anni, si possono avere complicanze. Nel 10-15% dei casi si ha una ricaduta di malattia, in genere entro sei mesi da quando la malattia sembrava risolta; durante la ricaduta di malattia i pazienti sono infettivi.

 

Alcuni pazienti possono soffrire di colestasi prolungata, cioè una riduzione o un blocco del flusso di bile, anche per più di un anno. In casi estremamente rari si può avere unepatite fulminante; il rischio che ciò avvenga è più alto quando il paziente si infetta contemporaneamente con più di un ceppo di virus dell’epatite A o se soffre di epatite B o epatite C cronica. Le altre rare possibili complicanze includono la sindrome di Guillan-Barrè.

 

 

Come si previene l’epatite A?

Dalla fine degli anni ’90 sono disponibili dei vaccini contro il virus dell’epatite A. Il ciclo vaccinale prevede due dosi somministrate per via intramuscolare a 6 mesi l’una dall’altra. Le persone non vaccinate che si recano in aree a rischio dovrebbero ricevere una dose di vaccino almeno due settimane prima della partenza. La quasi totalità di chi ha ricevuto due dosi ottiene una protezione a lungo termine contro il virus.

 

 

Fonti

Autore

Osmosia s.r.l.
Osmosia s.r.l.

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In sintesi

L’epatite A è un’epatite virale a decorso generalmente benigno, oggi prevenibile mediante vaccinazione

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