L’epatite B è un’epatite acuta di origine virale causata dal virus dell’epatite B (HBV). L’infezione da HBV può diventare cronica, e l’epatite cronica può progredire in cirrosi epatica, una condizione che predispone all’insorgenza del tumore al fegato. L’epatite B può essere prevenuta grazie a vaccini specifici.

Indice
  • 1 Descrizione dell’epatite B?
  • 2 Come si trasmette l’epatite B?
  • 3 Sintomi e caratteristiche dell’epatite B
  • 4 Come si effettua la diagnosi di epatite B?
  • 5 Come si cura l’epatite B?
  • 6 Quali sono le complicazioni dell’epatite B?
  • 7 Come si previene l’epatite B?
  • 8 Fonti

Descrizione dell’epatite B?

Il virus dell’epatite B è un virus a DNA che appartiene alla famiglia Hepadnaviridae. Il genoma virale, costituito da DNA parzialmente organizzato in una doppia elica, è contenuto in un involucro proteico a forma di icosaedro, il capside, a sua volta circondato da un rivestimento lipidico, l’envelope. L’HBV è il più piccolo virus a DNA conosciuto. Si moltiplica nelle cellule del fegato, cioè gli epatociti, inducendo una risposta infiammatoria che causa il malfunzionamento dell’organo.

Come si trasmette l’epatite B?

L’epatite B si trasmette per via parenterale e per via sessuale. Il periodo di incubazione è assai variabile, da 45 a 180 giorni; ciò rende spesso difficile stabilire come e quando sia avvenuto il contagio. Quando infetti, i soggetti mostrano presenza di particelle virali nel sangue, nello sperma e nelle secrezioni vaginali.

Il contagio può avvenire tramite tagli o punture con strumenti infetti, compreso lo scambio di siringhe tra tossicodipendenti, e attraverso i rapporti sessuali. Il virus resiste sulle superfici per più di 7 giorni, perciò è possibile infettarsi se oggetti contaminati da sangue infetto, come per esempio rasoi o spazzolini, vengono a contatto con lesioni anche piccole della cute e delle mucose.

Le emotrasfusioni rappresentano un potenziale pericolo, tuttavia nei paesi industrializzati il rischio di contrarre l’epatite B in questo modo è estremamente basso, perché il sangue dei donatori e gli emoderivati vengono testati per escludere la positività al virus. Il virus dell’epatite B può inoltre essere trasmesso dalla madre al bambino.

Per approfondire: Epatite pediatrica: quando bisogna preoccuparsi?

Sintomi e caratteristiche dell’epatite B

I sintomi dell’epatite B acuta includono:

  • nausea;
  • vomito;
  • dolori addominali;
  • urine scure;
  • feci chiare;
  • ittero;
  • febbre;
  • dolori articolari;
  • mancanza di appetito.

L’ittero, ossia la colorazione giallastra della pelle e della sclera, la parte bianca dell’occhio, è raramente presente nei bambini in età prescolare, mentre compare nella fase acuta della malattia in circa la metà dei casi che interessano bambini grandi e adulti.

Come si effettua la diagnosi di epatite B?

Gli esami ematochimici di un soggetto con epatite B in fase acuta mostrano elevati livelli di transaminasi, anche 1.000 volte più alti del normale, di bilirubina (se è presente ittero) e di fosfatasi alcalina, tre marcatori di danno epatico. Clinicamente l’epatite A e l’epatite B in fase acuta sono indistinguibili; perciò, per identificare il virus coinvolto è necessario effettuare dei test sierologici.

La ricerca nel siero di antigeni dell’HBV e di anticorpi contro gli antigeni dell’HBV permette di stabilire la tempistica dell’infezione:

  • HbsAg, antigene di superficie dell’HBV, noto anche come antigene Australia, è segno distintivo di infezione, rilevabile nel sangue 30-60 giorni dopo il contagio;
  • HbeAg, antigene “e” dell’HBV, la cui presenza indica un’elevata replicazione virale;
  • anticorpi anti-HBsAg, anticorpi contro l’antigene di superficie dell’HBV; la positività indica un’infezione acuta o cronica da HBV in corso. Infatti, i pazienti che non hanno sviluppato un’infezione cronica si negativizzano nel giro di 15 settimane;
  • anticorpi anti-HBc, anticorpi contro l’antigene core dell’HBV; la positività indica che il paziente ha contratto l’infezione in modo naturale. Infatti, questi anticorpi non si formano con la vaccinazione. Tuttavia la presenza di questi anticorpi non permette di stabilire se si tratta di un’infezione acuta, cronica o risolta;
  • anticorpi anti-HBs, anticorpi contro l’antigene di superficie dell’HBV; la positività indica che il paziente ha contratto un’infezione che si è risolta o che il paziente è stato vaccinato;
  • IgM anti HBc, anticorpi IgM contro l’antigene core dell’HBV; la positività indica che il paziente ha un’infezione acuta in corso. Infatti, questi anticorpi scompaiono circa 6 mesi dopo l’infezione.

Come si cura l’epatite B?

Solitamente un paziente con epatite B acuta non richiede cure mediche, se non eventualmente la somministrazione di farmaci contro i sintomi. La malattia tende ad essere più grave nei pazienti con più di 60 anni. Nei casi molto rari di epatite B fulminante è necessario ricorrere al trapianto di fegato.

I farmaci usati nei pazienti con epatite B cronica, anche in combinazione, sono:

  • interferone alfa (p. es. interferone-alfa 2 pegilato): una proteina che stimola il sistema immunitario;
  • antivirali (p. entecavir e lamivudina): farmaci che interferiscono con la replicazione del virus, senza però eliminarlo completamente. Pertanto, i pazienti devono assumere questi farmaci a vita.

Quali sono le complicazioni dell’epatite B?

L’infezione da HBV può diventare cronica; è detta cronica un’infezione da HBV caratterizzata dalla persistenza dell’HbsAg per più di 6 mesi.

La probabilità che ciò accada dipende dall’età a cui viene contratta l’infezione: i soggetti maggiormente a rischio sono coloro che si infettano nei primi mesi di vita. Infatti, chi si infetta nei primi 6 anni di vita ha il 25-50% di probabilità di infezione cronica, mentre tale probabilità scende al 10% se l’incontro con il virus avviene dopo i 6 anni. Per questo motivo la vaccinazione andrebbe somministrata nel primo anno di vita. Per ridurre il rischio di contrarre l’infezione, ai neonati di donne HBsAg positive si somministrano sia immunoglobuline anti-HBV sia la prima dose di vaccino immediatamente dopo la nascita.

I pazienti con epatite B cronica hanno un rischio più alto di sviluppare malattie del fegato, inclusa la cirrosi epatica e il carcinoma epatocellulare (HCC), la forma più comune di tumore al fegato. Il 25% di coloro che sviluppano epatite B cronica nell’infanzia e il 15% di chi la sviluppa successivamente muore prematuramente a causa della cirrosi o del tumore.

Come si previene l’epatite B?

Dall’inizio degli anni ’80 sono disponibili dei vaccini contro il virus dell’epatite B. Sono vaccini “a subunità proteica”, tramite i quali non si inocula il virus, ma l’antigene virale (HbsAg) prodotto in laboratorio. Il vaccino è somministrato per via intramuscolare ed il ciclo vaccinale prevede 3 dosi.

In Italia, il vaccino contro l’HBV è una delle componenti del cosiddetto “vaccino esavalente”, obbligatorio e gratuito per tutti i bambini nel primo anno di vita. Il vaccino è anche raccomandato ai soggetti che non siano stati vaccinati in precedenza e che appartengano a categorie a rischio, come personale sanitario, partner e familiari di pazienti con infezione da HBV, pazienti dializzati, tossicodipendenti, e persone con molti partner sessuali.

Per approfondire: Epatite pediatrica: quando bisogna preoccuparsi?

Fonti