La cirrosi epatica rappresenta uno stadio avanzato della una malattia cronica del fegato. Può dipendere da molte cause, le più frequenti delle quali sono le infezioni virali e l’abuso di alcol. I pazienti possono rimanere a lungo asintomatici, prima di presentare disturbi e complicanze anche gravi.

Si può cercare di rallentarne il decorso, ma il danno epatico è irreversibile e il paziente può andare incontro a insufficienza epatica.

Indice
  • 1 Cos’è la cirrosi epatica 
  • 2 Sintomi e caratteristiche della cirrosi epatica
  • 3 Come si diagnostica la cirrosi epatica 
  • 4 Come si cura la cirrosi epatica 
  • 5 Fonti

Cos’è la cirrosi epatica 

La cirrosi epatica rappresenta lo stadio finale di una malattia cronica del fegato. Un fegato cirrotico è un fegato che ha perso la normale struttura: molte delle cellule che compongono il tessuto epatico (gli epatociti) sono morte e al loro posto si è accumulato tessuto fibrotico. Questo processo di cicatrizzazione dei tessuti prende il nome di fibrosi, nello specifico di fibrosi epatica. Inizialmente il fegato conserva la capacità di svolgere le proprie funzioni (cirrosi compensata) e il paziente può non presentare nessun sintomo.

Col passar del tempo, la cirrosi progredisce e compaiono sintomi che riflettono le complicanze della malattia (cirrosi scompensata). La velocità con cui la malattia si aggrava è variabile. Il risultato ultimo della cirrosi è l’insufficienza epatica. In più, la cirrosi predispone all’insorgenza di un tumore primario del fegato (carcinoma epatocellulare).

Le cause della cirrosi sono essenzialmente quelle che causano l’epatite cronica: l’infezione da virus dell’epatite B o C, l’abuso di alcol, reazioni autoimmuni, patologie ereditarie e malattie metaboliche, tra cui la steatosi epatica non alcolica (una condizione simile all’epatite alcolica, che insorge in pazienti che non sono forti bevitori, ma presentano fattori di rischio come l’obesità e la sindrome metabolica). La cirrosi può essere conseguenza anche della colangite sclerosante, una malattia dei dotti biliari. Maggiori informazioni sull’infiammazione cronica del fegato sono riportate nella scheda dedicata all’epatite cronica.

I pazienti cirrotici possono soffrire di numerose complicanze, tra cui un aumento della pressione nella vena che porta il sangue al fegato (ipertensione portale), la formazione di varici esofagee e gastriche, problemi di coagulazione del sangue e un’aumentata suscettibilità alle infezioni. Poiché il fegato non riesce più a eliminare efficacemente le tossine, queste possono compromettere le funzioni cerebrali (encefalopatia epatica); nei casi più gravi il paziente può entrare in coma.

Sintomi e caratteristiche della cirrosi epatica

La cirrosi può rimanere asintomatica a lungo, finché il danno epatico non è consistente. Alcuni sintomi sono piuttosto generici: 

  • malessere;
  • perdita di appetito;
  • nausea;
  • debolezza generale;
  • perdita di peso. 

Col progredire della malattia compare l’ittero, una colorazione giallastra della pelle e della sclera dell’occhio. Il fiato del paziente assume un odore caratteristico dolciastro e pungente, e le urine possono diventare scure. Alcune manifestazioni della cirrosi interessano la pelle e i suoi annessi: prurito cutaneo, angiomi stellati, eritema del palmo delle mani, unghie bianche. Negli uomini si può verificare un ingrossamento del tessuto mammario (ginecomastia) o una riduzione nel volume dei testicoli (atrofia testicolare). Le complicanze della cirrosi possono determinare la comparsa di altri segni e sintomi come l’accumulo di liquido nell’addome (ascite) o gonfiore delle gambe (edema), l’ingrossamento della milza (splenomegalia) e sintomi neurologici quali confusione, sonnolenza e difficoltà di parola.

Come si diagnostica la cirrosi epatica 

Si esegue un prelievo di sangue per misurare i valori dell’emocromo ed effettuare diversi esami ematochimici. In particolare, viene dosata la concentrazione di:

  • transaminasi (ALT/GPT e AST/GOT)
  • gammaglutamiltransferasi, albumina
  • bilirubina
  • fosfatasi alcalina

Si misura, inoltre, il tempo di protrombina per stabilire l’efficienza del processo di coagulazione.

Durante la visita, il Medico valuta la dolorabilità epatica e la splenomegalia e raccoglie l’anamnesi del paziente (storia clinica e personale, fattori di rischio per le malattie del fegato). Si eseguono ulteriori analisi per accertare la possibile causa della cirrosi, come i marcatori sierologici di infezione virale.

La biopsia epatica è considerata il metodo preferenziale per la diagnosi della cirrosi; l’analisi istologica permette di rivelare la presenza di noduli epatici (gruppi di epatociti che stanno proliferando circondati da fibrosi) e anche di valutare il grado di infiammazione e lo stadio della fibrosi.

L’ecografia, la tomografia computerizzata e la risonanza magnetica possono fornire informazioni aggiuntive riguardo alla situazione vascolare e all’eventuale presenza di un tumore epatico. L’elastografia fornisce una misura della fibrosi epatica.

Come si cura la cirrosi epatica 

La cirrosi è considerata una condizione irreversibile. Rimuovere la causa, ove possibile, può però rallentarne la progressione e ridurre il rischio di andare incontro a un carcinoma epatocellulare. Ciò può essere fatto eradicando l’infezione se l’origine dell’epatopatia è virale e astenendosi dal bere in caso di cirrosa alcolica.

Alcune procedure come la paracentesi possono alleviare i sintomi. Quando la cirrosi raggiunge lo stadio più avanzato e compromette definitivamente la funzionalità del fegato, l’unica opzione terapeutica disponibile è il trapianto di fegato.

Fonti