La chirurgia epatobiliare fa parte dell’area della chirurgia viscerale e ha come obiettivo principale il trattamento delle malattie che colpiscono il sistema epatobiliare costituito dal fegato, il pancreas e le vie biliari. 

Gli interventi chirurgici sul sistema epatobiliare vengono svolti di norma dal chirurgo specialista in malattie dell’apparato digerente con particolare esperienza nell’ambito chirurgico del fegato e delle vie biliari. Anche i radiologi interventisti eseguono trattamenti per la cura di alcune patologie del fegato, come per esempio alcune tipologie di embolizzazione come la chemioembolizzazione e la radioembolizzazione.

Indice
  • 1 Come viene eseguita la chirurgia epatobiliare
  • 2 Su quali organi interviene la chirurgia epatobiliare?
  • 3 Per quali patologie è indicata la chirurgia epatobiliare?
  • 4 Fonti

Come viene eseguita la chirurgia epatobiliare

La chirurgia epatobiliare offre al giorno d’oggi molteplici soluzioni che consentono di trattare con successo le patologie dell’apparato epatobiliare. Tra queste vi sono:

  • resezioni epatiche di tipo convenzionale (laparotomiche);
  • resezioni epatiche mini-invasive, ossia eseguite mediante tecnica laparoscopica, che permettono di condurre vari tipi di interventi chirurgici praticando minime incisioni cutanee.

Negli ultimi dieci anni l’approccio laparoscopico ha in gran parte sostituito la chirurgia epatobiliare “a cielo aperto” – ovvero la procedura chirurgica con la quale, come risultato dell’incisione, vengono esposti visivamente organi e tessuti – ed è ad oggi generalmente accettata in quanto consente di raggiungere un minore dolore postoperatorio, tempi di recupero più brevi e un vantaggio estetico.

In questo ultimo caso l’operatore si serve di un apposito strumento flessibile, chiamato laparoscopio, dotato di telecamera e di un sorgente di luce, che viene inserito nella cavità addominale passando per una piccola ferita chirurgica (pochi cm) cutanea e sottocutanea dell’addome. Tra gli interventi di questo tipo più frequentemente condotti vi è la colecistectomia, ossia l’asportazione della cistifellea. 

Tre dispositivi vengono utilizzati di routine e contribuiscono alla fattibilità e alla sicurezza della chirurgia epatobiliare:

  • il dissettore/aspiratore ad ultrasuoni è un aiuto sostanziale nelle delicate dissezioni intraepatiche. Disintegra i lobuli epatici e scheletrizza i rami portali e gli affluenti venosi;
  • il coagulatore con fascio di argon semplifica l’emostasi (ovvero l’arresto, spontaneo o provocato, delle emorragie) di dissezioni estese e della superficie grezza dopo un’epatectomia, specialmente durante gli interventi con ipertensione portale. Può essere utilizzato anche tramite il laparoscopio;
  • l’ecografia intraoperatoria può definire l’anatomia segmentaria dell’organo su cui il chirurgo sta operando, localizzare con precisione le lesioni intraepatiche e metterle in relazione con le principali strutture vascolari. Viene utilizzato per guidare la resezione e per misurare l’adeguatezza del margine di resezione.

Su quali organi interviene la chirurgia epatobiliare?

L’apparato epatobiliare umano comprende il fegato, la colecisti (o cistifellea) e le vie biliari. Il fegato è la più grande ghiandola contenuta nel corpo umano. il suo peso è di circa 1500-2000gr ed è situato nell’ipocondrio destro sotto il diaframma e si estende e talvolta oltrepassa la zona epigastrica. Si tratta di un organo molto complesso che svolge diverse funzioni tra le quali:

  • controllo dei processi metabolici del colesterolo;
  • regolazione degli zuccheri;
  • sintesi lipidica ;
  • produzione e l’escrezione della bile;
  • metabolismo e l’inattivazione di farmaci;
  • sintesi di numerose proteine, dei fattori della coagulazione ematica e degli enzimi.

Per quali patologie è indicata la chirurgia epatobiliare?

Il fegato e le vie biliari possono essere colpiti da diverse malattie trattabili sotto il profilo chirurgico e/o radiologico interventistico. Ad esempio:

  • carcinoma del fegato;
  • neoplasie maligne della cistifellea;
  • metastasi epatiche secondarie a cancro primitivo di altri organi (ad esempio colon-retto);
  • colangiocarcinoma extraepatico e intraepatico;
  • aumento del volume delle cellule epatiche (iperplasia nodulare benigna)   
  • tumori benigni vascolari del fegato (angiomi);
  • cistoadenoma epatico (neoformazione benigna del fegato)
  • neoplasie epatiche benigne di origine ghiandolare (adenomi epatici);
  • fegato policistico;
  • cisti da echinococco (infezione da tenia del genere echinococcus);
  • calcolosi della colecisti.

Una delle patologie epatiche più temibili è il carcinoma epatocellulare. Si tratta di una malattia che in genere si manifesta nei soggetti affetti da cirrosi epatica e la cui frequenza è maggiore nelle zone con alto numero di casi di epatite B e C. È una malattia con prognosi severa se diagnosticata in fase avanzata, ma che può essere trattata ove diagnosticata in stadio iniziale resecando chirurgicamente la parte di fegato colpita dal tumore o procedendo al trapianto dell’organo. Il carcinoma epatico colpisce gli uomini in misura maggiore di circa 3 volte rispetto alle donne e la sintomatologia può non essere percepita fino agli stadi avanzati della patologia tumorale.

Fonti