La valvuloplastica è una pratica chirurgica che serve a trattare le valvulopatie, ovvero quelle condizioni cliniche a carico delle valvole cardiache, in modo da ristabilire un adeguato flusso di sangue. In particolare, con la valvuloplastica, attraverso procedure chirurgiche mini-invasive, si modifica chirurgicamente la valvola interessata, senza ricorrere all’inserimento di una protesi valvolare.

Indice
  • 1 A cosa serve la valvuloplastica
  • 2 Come si esegue la valvuloplastica
  • 3 A cosa serve la valvuloplastica
  • 4 Rischi e complicanze della valvuloplastica
  • 5 Fonti

A cosa serve la valvuloplastica

La valvuloplastica, al posto di ricorrere alla rimozione di una valvola cardiaca non funzionante e all’inserzione di protesi, è una procedura che modifica la valvola non funzionante. Si tratta di una pratica chirurgica mini-invasiva percutanea, cioè in cui l’accesso ai tessuti interni non avviene attraverso un’incisione con bisturi (un approccio “aperto”) ma attraverso la pelle, con l’inserzione di un tubicino flessibile endovena. In particolare, la valvuloplastica viene eseguita in caso di stenosi valvolare, attraverso l’inserzione di un catetere che all’estremità possiede un palloncino in grado di gonfiarsi, in modo da rimuovere il restringimento dato dalla stenosi.

È fondamentale che le valvole funzionino correttamente affinché il cuore possa lavorare bene.

Il cuore è dotato di quattro camere cave: in alto vi sono gli atri, che accolgono il sangue che proviene dalle vene, e in basso vi sono i ventricoli, che pompano il sangue nella circolazione attraverso le arterie. Il sangue, quindi, entra negli atri dalle vene, si sposta ai ventricoli e dopo di che viene spinto nelle arterie.

Per un corretto funzionamento del cuore, è molto importante che il sangue segua sempre questa direzione: infatti, affinché non vi sia reflusso tra una camera del cuore e l’altra, oppure tra ventricoli e arterie, nel cuore sono presenti le valvole. Si tratta di quattro strutture costituite da tessuto fibroso che lasciano passare agevolmente il sangue e, una volta che questo è fluito, si chiudono impedendo il reflusso.

Le valvole dette atrioventricolari (valvola mitrale e tricuspide) separano gli atri dai ventricoli: queste valvole sono aperte durante la fase di riempimento dei ventricoli, chiudendosi una volta terminata la contrazione degli atri. Le valvole semilunari (aortica e polmonare) separano i ventricoli dalle arterie e si aprono durante la contrazione cardiaca, quando il sangue viene pompato nella circolazione sistemica e polmonare, per poi richiudersi subito dopo. Quando le valvole cardiache presentano dei problemi strutturali o funzionali che impediscono il corretto funzionamento cardiocircolatorio, si hanno le valvulopatie.

Queste malattie possono verificarsi in due modi diversi: può essere presente un restringimento (stenosi) di una valvola, che causa uno scarso afflusso di sangue, oppure la valvola può non chiudere più bene, e causare un reflusso di sangue nella direzione opposta a quella normale: in questo caso si parla di insufficienza valvolare.

Come si esegue la valvuloplastica

La valvuloplastica viene eseguita in anestesia locale: solitamente il paziente viene ricoverato il giorno prima della procedura per arrivare al giorno dell’intervento in condizioni di digiuno. Dopo la sedazione, il chirurgo inserisce un catetere intravascolare a livello dell’arteria femorale che  viene fatto risalire fino al cuore.

Per aiutare il medico a individuare il punto preciso della stenosi, di solito la valvuloplastica è preceduta da un esame di cateterismo diagnostico, necessario per una valutazione completa delle condizioni del cuore e dei vasi del paziente: il chirurgo inietta un liquido di contrasto in grado di evidenziare il sito del catetere e della valvola. Quando ci si avvicina alla posizione interessata dal restringimento, il palloncino all’estremità del catetere viene gonfiato, forzando l’apertura dei lembi della valvola ostruita, ristabilendo così un flusso di sangue adeguato. Successivamente, il medico sgonfia il palloncino e rimuove il catetere.

A cosa serve la valvuloplastica

In particolare, la valvuloplastica è usata per trattare:

  • stenosi della valvola mitrale;
  • stenosi della valvola tricuspide;
  • stenosi della valvola polmonare.

Nel caso della stenosi della valvola aortica, la valvuloplastica è eseguita sono nel caso l’impianto di una protesi valvolare sia sconsigliato.

Rischi e complicanze della valvuloplastica

La valvuloplastica è un intervento poco invasivo, associato a bassa mortalità, riduzione delle complicanze dovute a valvulopatie, ridotta necessità di terapia anticoagulante orale, migliore sopravvivenza a lungo termine e riduzione dei costi.

Tuttavia, anche questo intervento può dar luogo a delle complicanze. Le più comuni sono:

  • sanguinamenti o infiammazioni nella sede di inserzione del catetere;
  • infezioni nella sede di inserzione del catetere;
  • danno ai vasi sanguigni;
  • reazioni avverse al liquido di contrasto;
  • insorgenza di aritmie cardiache;
  • ictus;
  • rottura della valvola;
  • danneggiamento dei ventricoli.

La valvuloplastica, quindi, è la procedura chirurgica usata per curare le anomalie delle valvole cardiache. Per saperne di più, consultate la pagina sulle valvulopatie.