Ossigenoterapia
L’ossigenoterapia utilizza l’ossigeno come farmaco per fare fronte a una condizione di ipossiemia. È usata nel trattamento dell’insufficienza respiratoria acuta e cronica. Esistono varie modalità per somministrare ossigeno sia nel contesto ospedaliero che in quello domiciliare.
Descrizione dell'ossigenoterapia
L’ossigenoterapia consiste nella somministrazione di ossigeno a una concentrazione superiore a quella presente nell’aria. Viene utilizzata in caso di ipossiemia, vale a dire quando i livelli di ossigeno nel sangue sono troppo bassi. L’ossigeno, introdotto tramite una maschera facciale, una cannula introdotta nelle narici o un tubicino inserito nella trachea, arriva ai polmoni da dove viene distribuito ai tessuti periferici. Aumentando la frazione inspirata di ossigeno (FiO2) aumenta il contenuto di ossigeno nel sangue (PaO2). L’ossigenoterapia migliora l’ossigenazione dei tessuti e degli organi vitali, come il cuore e il cervello. La supplementazione di ossigeno può essere associata o meno alla ventilazione meccanica, in cui si utilizza un’apparecchiatura (ventilatore meccanico) per sostenere, in parte o completamente, l’attività respiratoria del paziente. L’ossigenoterapia è uno dei trattamenti più usati nelle unità di terapia intensiva, ma i pazienti con malattie croniche usufruiscono di presidi per l’ossigenoterapia domiciliare.
L’ossigeno è un farmaco a tutti gli effetti, perciò l’ossigenoterapia è prescritta da un medico che stabilisce la quantità di ossigeno necessaria al paziente, che non deve essere superata. Infatti, la supplementazione di ossigeno non è priva di rischi: l’esposizione prolungata a una quantità eccessiva di ossigeno (iperossia) può causare danni ai polmoni e danni sistemici in quanto provoca stress ossidativo, infiammazione e vasocostrizione. L’ossigenoterapia viene monitorata mediante pulsossimetria ed emogasanalisi.
Quando si usa l’ossigenoterapia
La somministrazione di ossigeno è il trattamento standard per l’insufficienza respiratoria acuta o cronica. Viene definita insufficienza respiratoria l’incapacità del sistema respiratorio di assicurare un’adeguata ossigenazione del sangue e/o di assicurare un efficiente eliminazione dell’anidride carbonica. I sintomi dell’insufficienza respiratoria comprendono la “fame d’aria” (dispnea), la respirazione accelerata (tachipnea), l’accelerazione del battito cardiaco (tachicardia), la colorazione bluastra della pelle (cianosi), la stanchezza e sintomi neurologici come stato confusionale, difficoltà a rispondere agli stimoli e sonnolenza (nei casi più gravi l’incoscienza). La diagnosi si basa sulla valutazione medica e sull’esecuzione di alcuni esami, tra cui emogasanalisi, emocromo, esami ematochimici, esami di diagnostica per immagini (radiografia, TAC o risonanza magnetica del torace), prove di funzionalità respiratoria (spirometria, pletismografia), elettrocardiogramma ed ecocardiogramma. L’ossigenoterapia non guarisce il paziente dalle malattie che provocano l’insufficienza respiratoria, ma aiuta a fare fronte al deficit di ossigeno causato da tali malattie, alleviando i sintomi.
L’insufficienza respiratoria acuta, che compare improvvisamente, può essere provocata da una crisi di asma bronchiale o da una polmonite, inclusa quella da COVID-19. In questi casi la supplementazione di ossigeno viene usata per breve tempo. L’insufficienza respiratoria cronica è una condizione duratura che si associa a patologie croniche come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), l’enfisema polmonare, la fibrosi cistica e la fibrosi polmonare idiopatica. Nei pazienti che soffrono di scompenso cardiaco destro la somministrazione di ossigeno riduce lo sforzo cardiaco. I pazienti con patologie croniche hanno bisogno dell’ossigenoterapia a lungo termine.
Come si effettua l’ossigenoterapia
Esistono diversi sistemi per somministrare ossigeno. Nelle unità di terapia intensiva vi è un sistema centralizzato (impianto a muro) che fa arrivare il gas medicale direttamente al letto del paziente. Negli altri casi si utilizzano bombole di ossigeno gassoso, contenitori di ossigeno liquido o concentratori di ossigeno. Esistono dispositivi portatili che consentono al paziente di muoversi senza dovere interrompere l’ossigenoterapia. L’ossigeno è un gas infiammabile ed esplosivo, perciò va tenuto lontano da fonti di innesco (es. fiammiferi, stufe); è vietato fumare in presenza di un dispositivo per la somministrazione di ossigeno.
Le bombole di ossigeno gassoso sono usate quasi esclusivamente in ambito ospedaliero perché si consumano rapidamente e sono scomode da movimentare. La pressione nella bombola è molto elevata (circa 200 atmosfere), pertanto è necessario collegare la bombola a un riduttore di pressione, collegato a sua volta a un selettore di flusso (flussimetro) che consente di impostare l’erogazione di ossigeno (espressa come litri al minuto, L/Min).
I contenitori di ossigeno liquido mantengono l’ossigeno in forma liquida mediante refrigerazione a bassissima temperatura. Tornando a temperatura ambiente l’ossigeno riprende il suo stato gassoso. Il vantaggio dell’ossigeno liquido è che occupa molto meno spazio (1 litro di ossigeno liquido corrisponde a 860 litri di ossigeno gassoso) e ciò rende molto più facile il trasporto e lo stoccaggio. Per l’ossigenoterapia domiciliare si utilizzano un contenitore stazionario (unità base) e un’unità portatile, trasportata a spalla o con un carrellino, in cui viene trasferito un po’ dell’ossigeno liquido contenuto nell’unità base, garantendo così al paziente la possibilità di spostarsi.
I concentratori di ossigeno sono dispositivi elettrici che estraggono l’ossigeno dall’aria ambientale. L’aria è composta da azoto (78%), ossigeno (21%), argon, anidride carbonica e altre tracce di gas. Un compressore fa passare l’aria attraverso un setaccio molecolare che separa l’ossigeno, raccolto poi in un serbatoio. Il vantaggio dei concentratori è che eliminano il problema del rifornimento, però non consentono l’erogazione di alti flussi di ossigeno, quindi non sono usati per i pazienti in condizioni critiche, ma per l’ossigenoterapia a lungo termine. Esistono concentratori portatili a batteria.
Gli accessori per la somministrazione dell’ossigeno comprendono la cannula nasale, le maschere facciali (es. maschera semplice, maschera con reservoir, maschera di Venturi) e le cannule tracheostomiche (per la somministrazione direttamente in trachea). Alcuni pazienti hanno bisogno di ricevere ossigeno 24 ore al giorno, altri possono averne bisogno solo sotto sforzo o durante la notte.
Fonti
- Branson RD. Oxygen Therapy in COPD. Respiratory Care 2018;63(6):734-748. doi:10.4187/respcare.06312;
- Melani AS, Sestini P, et al. Home Oxygen Therapy: re-thinking the role of devices. Expert Rev Clin Pharmacol. 2018;11(3):279-289. doi:10.1080/17512433.2018.1421457;
- Ministero della Salute;
- Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina.
Autore
Osmosia s.r.l.