Isterectomia
L’isterectomia è l’ intervento chirurgico con il quale si effettua l’asportazione dell’utero e, a volte, di tube ed ovaie. Questa procedura viene eseguita nel caso di patologie in cui non è possibile intervenire diversamente.
- 1 Cos’è e a cosa serve l’isterectomia?
- 2 Quali sono le indicazioni per l’isterectomia?
- 3 Come si fa l’isterectomia?
- 4 Quali sono le complicazioni dell’isterectomia?
- 5 Cosa succede dopo l’isterectomia?
- 6 Fonti
Cos’è e a cosa serve l’isterectomia?
L’utero, assieme all’ovaio, alle tube (o salpingi), alla vagina e alla vulva, fa parte dell’apparato riproduttivo della donna. L’isterectomia consiste nell’asportazione chirurgica dell’utero e serve a curare le malattie che colpiscono quest’organo e non sono trattabili diversamente. Si tratta di un intervento chirurgico importante, che comporta di regola un tempo di guarigione e di recupero piuttosto lungo, preso in considerazione solo dopo che altri tipi di cure non hanno raggiunto lo scopo voluto. Riguarda frequentemente soprattutto le donne tra i 40 e i 50 anni di età.
Quali sono le indicazioni per l’isterectomia?
L’isterectomia viene di norma eseguito da un medico specialista in ginecologia.
Le principali indicazioni per cui viene eseguito l’intervento sono:
- prolasso dell’utero;
- cicli mestruali complicati, in genere provocati da fibromi uterini, caratterizzati da sintomatologia dolorosa e abbondanti perdite ematiche;
- dolore pelvico non dominabile, di solito determinato da diverse patologie quali l’endometriosi, i fibromi e la malattia infiammatoria pelvica (PID);
- neoplasie maligne del corpo dell’utero, della cervice e delle ovaie.
Come si fa l’isterectomia?
Sotto l’aspetto tecnico, un’isterectomia può essere:
- totale, quando l’organo viene asportato in modo completo, cervice compresa;
- subtotale, viene rimosso il corpo uterino ma non la cervice che rimane in sede;
- totale con salpingo-ovariectomia bilaterale, in questo caso assieme all’utero in toto, il chirurgo rimuove anche le tube di Falloppio (salpingectomia) e le ovaie (ovariectomia);
- radicale, si tratta dell’intervento più demolitivo in assoluto perché comprende l’eliminazione definitiva di: utero con i tessuti circostanti comprese le tube di Falloppio, una parte della vagina, ovaie e linfonodi.
L’intervento viene svolto generalmente utilizzando una delle seguenti metodiche chirurgiche:
- isterectomia addominale, si esegue mediante laparotomia (chirurgia a cielo aperto) e rappresenta la metodica di intervento più invasiva. L’accesso agli organi dell’apparato riproduttivo femminile avviene mediante un’incisione verticale o orizzontale della parete addominale. La cavità dell’addome viene ampiamente aperta utilizzando questa modalità di accesso operativo e, ad intervento concluso, le ferite vengono suturate e la parete addominale richiusa;
- isterectomia vaginale, in questo caso la rimozione dell’organo avviene attraverso il canale vaginale e comporta un genere un ricovero ospedaliero di minore durata, un rischio più basso di complicanze infettive e un decorso postoperatorio meno lungo e meno doloroso per la paziente che guarisce in tempi più brevi;
- isterectomia laparoscopica, si tratta di un intervento che prevede l’asportazione dell’organo attraverso minime incisioni della parete addominale mediante le quali il chirurgo opera utilizzando uno specifico apparecchio, il laparoscopio, che gli permette di illuminare e di osservare il campo operatorio, e gli strumenti necessari alla rimozione dell’utero. Complicanze, lunghezza del post operatorio e tempi di recupero sono minori rispetto all’intervento per via laparotomica.
Quali sono le complicazioni dell’isterectomia?
Le tecniche chirurgiche messe in atto per eseguire questo intervento chirurgico sono sempre più affinate e i rischi di eventi gravi correlati alla rimozione dell’utero sono bassi. Tuttavia, esiste sempre la possibilità che si manifestino complicazioni legate all’operazione, tra cui:
- emorragie, possono capitare durante l’intervento e vengono trattate immediatamente. Più rari sono i sanguinamenti post-operatori e in questi casi è necessario somministrare liquidi e talora, nei casi gravi, trasfondere sangue e/o procedere a un secondo intervento chirurgico di riparazione;
- infiammazioni/infezioni che vengono trattate con terapia farmacologica (antibiotici, antinfiammatori);
- tromboembolie curabili con farmaci specifici;
- ritardi di cicatrizzazione delle ferite che possono essere trattate con opportuni medicamenti;
- dolori in genere dominabili con analgesici;
- lesioni delle strutture anatomiche e degli organi vicini all’utero (ad esempio intestino, ureteri o vescica urinaria) che richiedono un intervento di ripristino della loro integrità anatomica;
- aderenze.
Cosa succede dopo l’isterectomia?
Le principali conseguenze dell’isterectomia sono:
- impossibilità di gravidanze successive;
- perdita del ciclo mestruale (amenorrea).
Qualora sia stata effettata anche l’asportazione chirurgica delle ovaie in donne non ancora in menopausa, potranno comparire i sintomi tipici di questa condizione (sbalzi dell’umore, osteoporosi, secchezza vaginale ecc). Un’opportuna terapia ormonale determinerà comunque la scomparsa di queste manifestazioni sgradevoli. In genere non si verifica un aumento di peso e l’attività sessuale rientra dopo poco tempo nella normalità.
Fonti
- Société suisse de gynécologie & obstétrique (SSGO). Protocollo informativo sull’asportazione dell’utero (isterectomia) per via addominale;
- National Health Service, NHS. Hysterectomy;
- Hysterectomy. Medlineplus;
- Neis KJ, Zubke W, Fehr M, Römer T, Tamussino K, Nothacker M. Hysterectomy for Benign Uterine Disease. Dtsch Arztebl Int. 2016 Apr 8;113(14):242-9. doi: 10.3238/arztebl.2016.0242. PMID: 27146592; PMCID: PMC4985519.