La chemioipertermia intraperitoneale o HIPEC (dall’inglese Hyperthermic IntraPEritoneal Chemotherapy) è un trattamento antitumorale basato sull’effetto combinato dei farmaci chemioterapici e del calore. È usata per curare i tumori primitivi e secondari del peritoneo. Di solito viene associata alla chirurgia citoriduttiva con cui si elimina tutto il tumore visibile.

La chemioipertermia intraperitoneale è un tipo di chemioipertermia usata per trattare alcuni tumori che crescono nella cavità peritoneale, ossia lo spazio virtuale compreso all’interno del peritoneo (la membrana che riveste gli organi addominali). Consiste nella somministrazione locale di farmaci chemioterapici e nel riscaldamento della parte da trattare a una temperatura di 40-44°C in modo tale che farmaci (es. cisplatino, oxaliplatino, mitomicina-C) e calore agiscano in modo sinergico causando la morte delle cellule tumorali.

Somministrare la chemioterapia direttamente nel peritoneo consente di usare dosi di farmaco molto più elevate di quelle somministrabili per via endovenosa e di ottenere una concentrazione intraperitoneale del farmaco dalle 20 alle 1.000 volte più elevata della concentrazione misurata nel plasma, aumentando quindi l’azione tumoricida minimizzando però gli effetti collaterali a livello dell’intero organismo.

La chemioipertermia intraperitoneale viene spesso associata alla chirurgia citoriduttiva (CRS, CytoReductive Surgery). La chirurgia citoriduttiva ha lo scopo di ridurre il più possibile il numero di cellule tumorali presenti tramite l’asportazione di tutto il tumore visibile sul peritoneo o sui visceri in esso contenuti. La combinazione delle due tecniche consente di eliminare sia la malattia macroscopica (con la chirurgia citoriduttiva) sia la malattia microscopica (con la chemioipertermia peritoneale).

Indice
  • 1 Quando si usa la chemioipertermia intraperitoneale?
  • 2 Come si esegue la chemioipertermia intraperitoneale?
  • 3 Fonti

Quando si usa la chemioipertermia intraperitoneale?

La chemioipertermia intraperitoneale viene usata per trattare tumori primitivi e metastatici che crescono nella cavità peritoneale. I tumori primitivi trattati con l’HIPEC sono tumori rari che hanno origine proprio dalle cellule del peritoneo, tra cui il mesotelioma peritoneale maligno. Alcuni studi hanno dimostrato che questo trattamento è efficace anche per il tumore primitivo dell’ovaio in stadio avanzato, tuttavia l’HIPEC non è ancora considerata un trattamento standard per questo tumore ginecologico. Per quanto riguarda i tumori metastatici (tumori secondari che hanno avuto origine da cellule tumorali provenienti da tumori cresciuti altrove) se ne possono distinguere due tipologie, le lesioni metastatiche localizzate e le carcinosi peritoneali.

Le metastasi localizzate sono masse compatte (noduli) di cellule maligne che derivano da tumori dell’ovaio, del tratto gastrointestinale (stomaco, pancreas, vie biliari, colon) e, più raramente, da tumori del seno, del polmone e da melanomi. Nelle carcinosi peritoneali, i tumori peritoneali più frequenti in assoluto, le cellule tumorali sono disseminate all’interno della cavità peritoneale. Le carcinosi peritoneali hanno origine da tumori del tratto gastrointestinale e dal tumore dell’ovaio. Esiste anche una rara forma di carcinosi peritoneale, lo pseudomixoma peritonei, che ha origine dall’appendice ed è caratterizzata dall’abnorme produzione di una sostanza gelatinosa, chiamata ascite mucinosa.

Fino a 20-30 anni fa, quando un tumore raggiungeva il peritoneo, il paziente veniva considerato un malato terminale e si utilizzavano solo cure palliative; la combinazione di chirurgia citoriduttiva più HIPEC rappresenta un intervento curativo per i pazienti con carcinosi dovute a tumori dell’ovaio e del colon.

Come si esegue la chemioipertermia intraperitoneale?

La chemioipertermia intraperitoneale viene eseguita somministrando lentamente nella cavità peritoneale del paziente un cospicuo volume (3-6 litri) di liquido contenente il farmaco antitumorale (questo tipo di somministrazione, assimilabile a un “lavaggio” della parte, è detta perfusione). Si utilizza un apposito macchinario che riscalda il liquido e lo fa circolare mediante un sistema di pompe. La durata della procedura è di circa 30-90 minuti.

Quando la chemioipertermia peritoneale viene eseguita in concomitanza all’intervento di citoriduzione si parla di HIPEC intraoperatoria. L’intervento di citoriduzione/HIPEC è molto lungo e complesso, perciò viene eseguito solo in centri specializzati. I medici esplorano la cavità addominale per stabilire la gravità della malattia e valutare se sia opportuno proseguire. In caso positivo viene effettuata la citoriduzione, eliminando le zone del peritoneo e degli organi addominali interessate dal tumore (può essere necessario rimuovere degli organi o delle porzioni di organi). Finito l’intervento si posizionano delle cannule che attraversano la parete addominale attraverso cui vengono inseriti i cateteri che servono a introdurre ed estrarre la soluzione di chemioterapico e una sonda per monitorare la temperatura. Si connette quindi il macchinario e si procede con la perfusione. L’HIPEC può essere effettuata con due modalità, prima che l’addome venga chiuso (tecnica ad addome aperto o “tecnica Colosseo”) o dopo che è stato chiuso (tecnica ad addome chiuso). Si tratta di un intervento importante, che ha un’incidenza di complicanze maggiore rispetto a un intervento di chirurgia standard.

Fonti