La chirurgia dell’apparato digerente è quella branca della chirurgia che interviene nella diagnosi e nel trattamento chirurgico delle patologie che colpiscono gli organi che costituiscono l’apparato digerente.

Indice
  • 1 Su quali organi interviene la chirurgia dell’apparato digerente?
  • 2 Per quali patologie è indicata la chirurgia dell’apparato digerente?
  • 3 Quali sono le principali tecniche operatorie utilizzate dalla chirurgia dell’apparato digerente?
  • 4 Chi esegue la chirurgia dell’apparato digerente?
  • 5 Fonti

Su quali organi interviene la chirurgia dell’apparato digerente?

L’apparato digerente umano è costituito da una serie di organi che lavorano di concerto con l’obiettivo di trasformare gli alimenti ingeriti in sostanze utilizzabili dall’organismo per eseguire tutti i processi fisiologici necessari per la vita. È costituito dal cosiddetto tubo digerente, struttura che parte dalla bocca e termina con l’orifizio anale, e dalle strutture ghiandolari ad esso connesse che possono essere intramurali (se contenute nella parete del tubo digerente) o extra murali, molto più grandi delle precedenti (se situate al di fuori della parete del tubo digerente). Gli organi digestivi possono essere situati all’esterno dello scavo addominale (cavità orale, lingua, ghiandole salivari, faringe, esofago) o all’interno di esso (stomaco, intestino tenue e intestino crasso). Le ghiandole extra murali sono due: il fegato e il pancreas.

La chirurgia dell’apparato digerente si occupa delle ghiandole extramurali e degli organi presenti nella cavità addominale. Per quanto concerne invece le strutture posizionate al di fuori di quest’ultima, fatta eccezione per l’esofago, gli interventi chirurgici, quando necessari, vengono svolti dal medico specialista in otorinolaringoiatria e non dal chirurgo dell’apparato digerente.

Per quali patologie è indicata la chirurgia dell’apparato digerente?

Sono numerose le malattie degli organi e delle strutture suscettibili di trattamento chirurgico. Tra queste vi sono:

  • neoplasie maligne o benigne che possono colpire lo l’esofago, lo stomaco, l’intestino (soprattutto il crasso), il fegato e il pancreas;
  • diverticoli;
  • infiammazioni croniche (ad esempio la rettocolite ulcerosa, e morbo di Crohn);
  • prolasso rettale;
  • appendicite acuta;
  • calcolosi della cistifellea e dei dotti biliari;
  • ernia iatale.

Quali sono le principali tecniche operatorie utilizzate dalla chirurgia dell’apparato digerente?

Le principali tecniche operatorie per gli interventi di chirurgia digestiva sono la laparotomia e la laparoscopia.

La laparoscopia è una tecnica chirurgica, comunemente detta anche chirurgia mininvasiva, che permette di operare all’interno dell’addome eseguendo solo delle piccole incisioni, in genere da 2 a 4. Esse permettono al chirurgo di inserire nella cavità addominale uno strumento specifico, chiamato laparoscopio, costituito da un tubo flessibile provvisto di telecamera ad alta definizione collegata a uno schermo e di una fonte luminosa che permette di visualizzare immagini nitide del campo operatorio. Anche gli strumenti operatori necessari per condurre l’intervento in programma vengono inseriti tramite le minime incisioni praticate a livello addominale. La laparoscopia viene eseguita in anestesia generale, può essere esplorativa quando viene eseguita con lo scopo di porre una diagnosi o di confermare un sospetto diagnostico, oppure terapeutica quando si tratta di curare in modo definitivo una patologia già diagnosticata. La degenza post-intervento, di regola, è breve. In alcuni casi, dopo una prima osservazione in laparoscopia, il chirurgo può decidere di passare alla laparotomia se non sussistono le condizioni ideali per condurre l’intervento con la sola laparoscopia. Esistono tuttavia delle controindicazioni.

Ad esempio, la laparoscopia non può essere effettuata o è possibile in situazioni che vanno valutate di volta in volta, in caso di:

  • problemi non correggibili legati alla coagulazione del sangue;
  • obesità;
  • pregressi interventi chirurgici addominali;
  • gravidanza avanzata.

Le complicanze della laparoscopia, piuttosto rare, consistono in genere in emorragie o infezioni.

La laparotomia è la tecnica operatoria classica per l’accesso alla cavità addominale e consiste nel praticare una sola ampia incisione sulla cute dell’addome. Lo scopo di un’apertura così estesa è quello di avere a disposizione un comodo accesso alla cavità addominale tale da consentire agevolmente tutte le manovre necessarie per eseguire l’intervento chirurgico necessario.

Grazie all’avanzare della tecnologia, la laparotomia sta diventando sempre meno impiegata nella chirurgia addominale pur rimanendo necessaria e indispensabile in molti casi (ad esempio situazioni di emergenza). L’incisione varia come ampiezza e posizione che dipendono da vari fattori, ad esempio tipologia dell’intervento da eseguire e la struttura fisica del paziente. Rispetto alla laparoscopia, le controindicazioni e le complicazioni della laparotomia sono sovrapponibili e, di regola, la degenza post-operatoria è più lunga poiché è necessaria un’anestesia generale.

Chi esegue la chirurgia dell’apparato digerente?

Gli interventi chirurgici sull’apparato digerente sono condotti di norma da un medico che ha conseguito il diploma di specialità in chirurgia dell’apparato digerente ed endoscopia digestiva chirurgica dopo un corso specifico della durata di 5 anni. L’accesso alla scuola di specializzazione è possibile solo dopo aver conseguito la laurea in medicina e chirurgia.