L’appendicectomia è la procedura chirurgica effettuata per asportare l’appendice, un’estroflessione della parete del cieco (un segmento dell’intestino), in seguito ad appendicite (infiammazione dell’appendice)

Indice
  • 1 Cos’è e a cosa serve l’appendicectomia?
  • 2 Come si fa l’appendicectomia?
  • 3 Quali sono le indicazioni per l’appendicectomia?
  • 4 Quali sono le complicazioni dell’appendicectomia? 
  • 5 Fonti

Cos’è e a cosa serve l’appendicectomia?

L’appendicectomia serve ad asportare l’appendice ciecale, azione necessaria nel caso di appendicite acuta, un’infiammazione dell’appendice molto comune e frequente a qualsiasi età. Il trattamento chirurgico, in realtà, è indicato anche in assenza di diagnosi certa di appendicite acuta, e quindi anche di fronte ad elementi che ne lascino  ragionevolmente sospettare la diagnosi. Il motivo risiede nel fatto che viene considerato meno rischioso rimuovere l’appendice chirurgicamente piuttosto che rischiare che si sviluppano complicazioni che possono essere anche letali. D’altra parte l’appendicectomia è un intervento a bassissimo rischio e l’appendice non è un organo indispensabile per la vita dell’uomo, infatti la sua asportazione non comporta conseguenze di nessun genere.

L’appendicectomia viene di norma eseguita da un medico specialista in chirurgia generale.

Come si fa l’appendicectomia?

La rimozione dell’appendice viene eseguita in anestesia generale con tecnica laparoscopica (mininvasiva) o laparotomica (cosiddetta chirurgia a cielo aperto).

La laparoscopia è solitamente preferita perché il recupero del paziente, e quindi la sua guarigione, è di solito più rapida rispetto a un intervento con laparotomia. La laparoscopia prevede l’esecuzione di 3 o 4 piccole incisioni cutanee addominali attraverso le quali possono essere inseriti gli strumenti necessari per eseguire l’operazione. In particolare, l’operatore utilizza due piccoli tubi flessibili, uno dei quali utilizzato per insufflare aria nella cavità addominale in modo da ottenere uno spazio più ampio, mentre l’altro, il laparoscopio vero e proprio, che è dotato di una sorgente luminosa e di una telecamera collegata a un monitor, consente al chirurgo di osservare le immagini del campo operatorio e manovrare quindi con sicurezza le sue attrezzature. Inoltre, sempre attraverso le piccole incisioni della pelle, il chirurgo inserisce quello che gli serve per asportare l’appendice ed estrarla dalla cavità addominale. Le ferite cutanee sono poi suturate o con punti solubili che vengono riassorbiti con il tempo e che non devono quindi essere rimossi successivamente, oppure con punti ‘normali’ che vengono tolti dopo 7-10 giorni dall’intervento.

Quando non è possibile utilizzare questa tecnica mini invasiva, ad esempio in caso di appendiciti già complicate oppure a causa di scarsa esperienza del chirurgo nell’utilizzo delle tecniche laparoscopiche, l’appendicectomia viene eseguita con una laparotomia. In questo caso viene praticato un singolo taglio, ma esteso, nel quadrante inferiore destro dell’addome.

Se è già manifesta una peritonite, complicanza dell’appendicite, può essere necessario incidere verticalmente la parete addominale lungo una linea che passa per il centro (laparotomia mediana). Terminato l’intervento, anche in questo caso la ferita addominale viene chiusa con punti da togliere una settimana circa dopo l’operazione oppure con suture solubili che si riassorbono da sole.

Quali sono le indicazioni per l’appendicectomia?

L’indicazione a questo tipo di intervento chirurgico è data dall’esistenza di patologie dell’appendice ciecale suscettibili di trattamento di questo tipo. Tra queste la più comune è l’appendicite acuta mentre sono più rari i casi di neoplasie appendicolari (ad esempio carcinoidi, tumori mucosi).

Quali sono le complicazioni dell’appendicectomia? 

La rimozione chirurgica dell’appendice è una delle operazioni più comunemente eseguite e sono rare le complicanze gravi intraoperatorie, postoperatorie o a lungo termine. Tra queste vi possono essere:

  • infezioni, per prevenire o comunque ridurre al minimo il rischio di forme gravi, possono essere somministrati antibiotici prima, durante o dopo l’intervento;
  • sanguinamento sottocutaneo, di solito un evento non particolarmente grave che si riassorbe da solo;
  • cicatrici, in genere lineari e con limitato danno estetico;
  • ascessi, si tratta di raccolte purulente che si manifestano di rado.

Esiste anche la possibilità, per quanto remota, di reazioni allergiche ai farmaci impiegati per l’anestesia generale e di polmoniti ab ingestis, così chiamate perchè dovute al passaggio nelle vie aeree di materiale contenuto nello stomaco.

Fonti