La tiroidite di Hashimoto, anche detta tiroidite linfocitaria, è un’infiammazione cronica e di origine autoimmune che colpisce la ghiandola tiroide. Colpisce le donne con frequenza quattro volte maggiore rispetto agli uomini ed è causa di una riduzione nella produzione degli ormoni tiroidei (ipotiroidismo) e di un aumento del rischio di sviluppare il cancro della tiroide. L’età media di insorgenza è tra i 30 e i 50 anni.

Indice
  • 1 Cos’è la tiroidite di Hashimoto?
  • 2 Quali sono i sintomi della tiroidite di Hashimoto?
  • 3 Che esami servono per la diagnosi della tiroidite di Hashimoto?
  • 4 Esami del sangue
  • 5 Ecografia della tiroide
  • 6 Quali complicazioni può causare la tiroidite di Hashimoto?
  • 7 Come si cura la tiroidite di Hashimoto?
  • 8 Fonti

Cos’è la tiroidite di Hashimoto?

La tiroidite di Hashimoto è una malattia autoimmune della tiroide, ghiandola endocrina a forma di farfalla posta alla base della gola, più o meno a livello di trachea. La tiroidite di Hashimoto, anche definita malattia di Hashimoto, tiroidite linfocitaria o tiroidite autoimmune, è un’infiammazione cronica della tiroide provocata da un attacco immotivato dei linfociti T del sistema immunitario contro le cellule che producono gli ormoni tiroidei.1 La sua denominazione deriva dal medico che individuò la malattia per la prima volta, nel 1912: Hakaru Hashimoto.

Dal punto di vista epidemiologico la tiroidite di Hashimoto è piuttosto diffusa, colpendo globalmente una persona ogni mille. La popolazione femminile è la più colpita, tanto che circa il 40% delle donne over 50 ne risulta affetto. Le aree del mondo dove questa malattia autoimmune registra un’incidenza maggiore sono quelli in cui non si registra una carenza di iodio e dove esso viene facilmente assunto attraverso la dieta.3

Come tutte le malattie autoimmuni, anche la tiroidite di Hashimoto ha cause multifattoriali, alcune delle quali sconosciute, ma con forte fattore genetico predisponente. L’infiammazione tiroidea cronica, e il conseguente calo nella produzione ormonale, comporta l’insorgenza di ipotiroidismo e la sintomatologia collegata. Sebbene la tiroidite di Hashimoto sia la prima causa, per incidenza, di ipotiroidismo, questa condizione può in realtà avere altre cause e presentarsi come patologia distinta e classificabile in primaria o secondaria, congenita o acquisita, acuta o cronica.2

Oltre alla genetica, altre cause e fattori di rischio ambientali che possono contribuire all’insorgenza della tiroidite autoimmune, anche in combinazione tra di loro, sono:

  • soffrire di altre patologie autoimmuni tra cui il lupus eritematoso sistemico, il diabete di tipo 1, la celiachia o l’artrite reumatoide;
  • lo stato di gravidanza;
  • elevati livelli di stress;
  • eccessiva assunzione di iodio. Questo minerale è la sostanza necessaria alla tiroide per secernere i suoi ormoni, ma se introdotto in quantità eccessive nel corpo può contribuire ad innescare la reazione infiammatoria autoimmune e portare ad un malfunzionamento della ghiandola;
  • assunzione di alcuni farmaci, tra cui il litio;
  • esposizione a inquinamento atmosferico o radioattivo.

Quali sono i sintomi della tiroidite di Hashimoto?

I sintomi della tiroidite di Hashimoto sono gli stessi dell’ipotiroidismo e dipendono dal fatto che la ghiandola infiammata non secerne i due ormoni di sua pertinenza: la triiodotironina (T3) e la tiroxina (T4). Da questi ormoni dipendono molteplici funzioni fisiologiche primarie e secondarie, tra cui il metabolismo basale, la termoregolazione, il battito cardiaco. Per questo la tiroidite di Hashimoto comporta una serie di disturbi a cascata causati dal deficit ormonale, la cui diagnosi può essere complicata proprio dalla loro eterogeneità. I sintomi dell’ipotiroidismo non si percepiscono subito, ma tendono a svilupparsi e peggiorare nel tempo, coinvolgendo, oltre alla sfera fisica, anche quella psico-emotiva. Pertanto, la tiroidite di Hashimoto si può associare ad una variegata sintomatologia che include:

  • stanchezza immotivata, spossatezza;
  • tendenza all’aumento di peso non giustificato da un cambio nella dieta;
  • viso gonfio e comparsa di borse sotto gli occhi;
  • temperatura corporea patologicamente bassa;
  • dolori articolari;
  • debolezza muscolare, perdita di forza nella presa;
  • intestino pigro, stipsi, meteorismo;
  • umore depresso, crisi di tristezza immotivate, ansia;
  • disturbi del sonno;
  • nelle donne calo della libido, irregolarità mestruale e infertilità;
  • negli uomini calo della libido, disfunzione erettile, infertilità;
  • pelle secca e atrofica, unghie fragili;
  • ingrossamento della lingua (macroglossia),
  • caduta e/o assottigliamento dei capelli;
  • aritmia e in particolare bradicardia (battito cardiaco lento);
  • difficoltà di concentrazione, nebbia cognitiva, deficit mnemonici.

Oltre a i disturbi elencati, un altro sintomo tipico della tiroidite di Hashimoto, anche se non sempre presente, è il cosiddetto gozzo. Si tratta del rigonfiamento della tiroide che sporge dalla gola come un cuscinetto carnoso. Sebbene per lo più non problematico, se non per un certo fastidio al collo, il gozzo da ipotiroidismo di Hashimoto rappresenta un importante segnale di allarme che può spingere chi ne sia affetto a recarsi dal medico.1,2,4

Che esami servono per la diagnosi della tiroidite di Hashimoto?

In presenza di una sintomatologia che possa essere fatta risalire ad un ipotiroidismo, e considerando la storia clinica personale e familiare del/la paziente, il medico di famiglia può prescrivere un controllo endocrinologico specialistico. In sede di visita, l’endocrinologo procederà ad un’attenta anamnesi del paziente e all’esame clinico, con palpazione, della tiroide, soprattutto in presenza di gozzo. Per arrivare alla diagnosi di tiroidite di Hashimoto, però, sono necessari ulteriori esami. Vediamoli.1,3,4

Esami del sangue

Tra le analisi di laboratorio utili alla diagnosi di tiroidite autoimmune di Hashimoto, sono inclusi i dosaggi sierologici degli ormoni tiroidei, in particolare della tiroxina (T4). La misurazione di questo ormone va correlata con quella del TSH, prodotto dalla ghiandola ipofisaria. Il TSH, infatti, stimola l’attività della tiroide, e quando i suoi livelli nel sangue sono troppo alti, e allo stesso tempo sono bassi quelli del T4,  significa che la tiroide è in affanno. Per confermare la diagnosi di tiroidite di Hashimoto, si ricorre ad un ulteriore esame del sangue che rileva gli anticorpi antitiroidei, ossia gli anti-tireoperossidasi (anti-TPO), e gli anti-tireoglobulina (anti-Tg). Se sono presenti, allora significa che l’ipotiroidismo ha una causa autoimmune.

Ecografia della tiroide

L’ecografia tiroidea è un esame non invasivo, che usa la metodica ad ultrasuoni per analizzare la struttura e la morfologia della tiroide. Con questo esame di imaging è possibile osservare un ingrossamento della tiroide (gozzo), compatibile con una diagnosi di tiroidite di Hashimoto e, in generale, lo stato di infiammazione della ghiandola. Inoltre, l’ecografia consente di rilevare l’eventuale presenza di noduli maligni. La tiroidite di Hashimoto, infatti, aumenta il rischio di tumore della tiroide.

Quali complicazioni può causare la tiroidite di Hashimoto?

L’ipotiroidismo causato dalla tiroidite di Hashimoto può avere diversi gradi di gravità. Se il deficit di ormoni tiroidei è importante, e perdura a lungo prima che la malattia venga diagnosticata e trattata, le complicazioni possono essere serie a loro volta.1 Ad esempio, una tiroidite di Hashimoto trascurata, nel tempo può comportare:

  • problemi cardiaci: non solo aritmia, alla lunga il deficit di ormoni tiroidei, infatti, può danneggiare la salute del cuore portando ad un suo ingrossamento con conseguente insufficienza cardiaca. Inoltre, l’impatto negativo della tiroidite autoimmune sul metabolismo lipidico può favorire l’ipercolesterolemia, a sua volta causa di aterosclerosi;
  • malattie mentali: la carenza di ormoni tiroidei produce conseguenze negative sulla salute mentale e, in alcuni casi, dietro depressioni cliniche severe e ansia generalizzata può nascondersi una tiroidite di Hashimoto non diagnosticata;
  • disfunzioni sessuali e tendenza all’abortività: la tiroidite di Hashimoto influenza negativamente anche la vita sessuale e riproduttiva, così come, nelle donne, la tendenza alla poliabortività. Non solo la carenza di ormoni tiroidei ostacola nell’uomo la produzione di spermatozoi in buona salute, e nelle donne l’ovulazione, ma riduce le probabilità che un eventuale concepimento vada a buon fine. Aborti spontanei e parti pretermine possono pertanto essere causati da una tiroidite di Hashimoto non riconosciuta e curata. Inoltre, i figli/e delle donne che in gravidanza abbiano sofferto, senza saperlo, di tiroidite di Hashimoto, presentano un rischio superiore di sviluppare forme di autismo o di ritardo cognitivo e/o motorio.
  • mixedema: si tratta di una complicanza rara, ma gravissima e potenzialmente letale di una tiroidite di Hashimoto severa, di lunga durata e non curata. Consiste nella formazione di edemi sottocutanei seguiti da torpore e letargia. Il mixedema può condurre al coma e richiede soccorso immediato con ricovero ospedaliero;
  • cancro: la tiroidite di Hashimoto è una malattia infiammatoria che costituisce importante fattore di rischio per il cancro della tiroide, ma anche per altre neoplasie quali il tumore al seno, agli organi della digestione, per tumori del sangue, della vescica e dei polmoni5

Come si cura la tiroidite di Hashimoto?

La cura d’elezione per la tiroidite di Hashimoto è la terapia ormonale sostitutiva, che deve essere seguita per tutta la vita. Consiste nell’assunzione in dose giornaliera, per via orale, di Levo-tiroxina (L-T4) sintetica che, una volta ingerita, si trasforma nella forma attiva dell’ormone T-3. Lo scopo della terapia ormonale sostitutiva è quello di ripristinare i livelli ottimali degli ormoni tiroidei e in tal modo regolarizzare anche la produzione dell’ormone ipofisario TSH. Si tratta di una cura ben tollerata che permette una remissione dei sintomi dell’ipotiroidismo nel giro di due settimane. In caso di complicazioni legate al ritardo diagnostico dell’ipotiroidismo, specialmente di natura cardiaca, nell’attesa che i valori ormonali tiroidei tornino alla normalità, può essere necessario seguire delle cure temporanee per ripristinare la salute del cuore.3

Fonti

Autore

Paola Perria

Paola Perria

Nasce in Sardegna, isola nella quale si è formata e felicemente vive e lavora. Dopo la maturità classica consegue la laurea in Lingue e Comunicazione, perfezionandola con un parallelo percorso giornalistico.  Per oltre dieci anni pubblica contenuti divulgativi per il...