La tachicardia ventricolare è un tipo di tachicardia, un’anomalia del ritmo cardiaco in cui la frequenza dei battiti risulta superiore ai 100 battiti per minuto. In particolare, nella tachicardia ventricolare sono i ventricoli del cuore a contrarsi con un ritmo accelerato, provocando l’aumento della frequenza cardiaca.

Descrizione della tachicardia ventricolare

Questo tipo di tachicardia solitamente compare in seguito a un infarto del miocardio, altrimenti può essere dovuta a cardiopatie congenite. La tachicardia ventricolare fa parte delle tachiaritmie, ovvero di quelle condizioni patologiche in cui il ritmo cardiaco è irregolare e accelerato, spesso associate a morti improvvise per arresto cardiocircolatorio: l’incidenza delle tachiaritmie ventricolari e delle morti improvvise, infatti, è stata stimata a circa il 5,6% di tutte le morti negli Stati Uniti. Per quanto riguarda l’associazione con eventi cardiovascolari, l’incidenza di tachicardia ventricolare e di fibrillazione ventricolare durante un infarto del miocardio è del 10,2%, mentre nell’85% dei pazienti che hanno avuto un episodio di infarto del miocardio compare la tachicardia ventricolare o la fibrillazione atriale entro le 48 ore.

Il ruolo del cuore nella tachicardia ventricolare

Il cuore è l’organo che consente sia la perfusione di sangue contenente ossigeno a tutti i tessuti del corpo, sia, attraverso la circolazione polmonare, la riossigenazione del sangue. Il cuore è costituito da quattro camere cave, chiamate atri e ventricoli, che, rispettivamente, accolgono il sangue dalla circolazione sistemica e polmonare e lo immettono in circolo.

Questo organo funziona proprio come una pompa: il sangue arriva negli atri che si contraggono, in modo da spingere il sangue nei ventricoli; dopo di che i ventricoli, una volta che si riempiono di sangue, lo pompano attraverso la circolazione grazie a un meccanismo di contrazione. Affinché la perfusione sia dei tessuti periferici che dei polmoni sia adeguata, le contrazioni delle diverse parti del cuore devono essere ritmiche e sincronizzate, in modo che in momenti specifici si contraggano aree cardiache specifiche. Proprio per questo il tessuto cardiaco è costituito da cellule in grado di contrarsi e di integrare gli impulsi elettrici che innescano la contrazione.

Un’altra particolarità del tessuto cardiaco è la sua capacità di contrarsi autonomamente: il ritmo della contrazione cardiaca, infatti, è dovuto a cellule cardiache specializzate che si trovano in una specifica regione dell’atrio destro, il nodo seno atriale. Queste sono capaci di generare autonomamente l’impulso che innesca la contrazione cardiaca, che poi viene trasmesso ai tessuti circostanti attraverso altre strutture. Un ciclo di contrazione, o battito cardiaco, prevede infatti la generazione dell’impulso e la trasmissione agli atri, la contrazione degli atri, la trasmissione dell’impulso ai ventricoli e la contrazione di questi ultimi. In particolare, ai ventricoli l’impulso viene trasmesso attraverso un insieme di cellule specializzate, che formano la struttura detta fascio di His.

La frequenza cardiaca è il parametro che indica quanti battiti il cuore effettua al minuto, e generalmente oscilla dai 60 ai 100 battiti per minuto. Quando però la frequenza cardiaca è superiore ai 100 battiti al minuto in assenza di fattori esterni, si ha una condizione patologica, la tachicardia. In particolare, se vi sono dei problemi di conduzione dell’impulso elettrico dal fascio di His ai ventricoli, essi si contrarranno più velocemente e in maniera disorganizzata, dando luogo alla tachicardia ventricolare, condizione che non permette un’ottimale perfusione dei tessuti e che può portare alla condizione molto pericolosa di fibrillazione ventricolare.

La diagnosi della tachicardia ventricolare

La tachicardia ventricolare è definita come tre o più battiti consecutivi, con una frequenza superiore del 10% alla frequenza cardiaca di base. Essa può essere accertata attraverso un elettrocardiogramma (ECG), esame che traccia l’andamento elettrico del battito cardiaco ed è in grado di segnalare eventuali anomalie. Può essere utile effettuare un ECG monitorato da un holter cardiaco, dispositivo che registra il tracciato del cuore per 24 ore.

I sintomi e le complicanze della tachicardia ventricolare

Generalmente la tachicardia ventricolare si manifesta con la comparsa di palpitazioni, ovvero la percezione da parte del paziente di battito cardiaco accelerato. Oltre ciò, può comparire dolore al petto, sincopi, affaticabilità.

La tachicardia ventricolare può condurre a diverse complicanze come insufficienza cardiaca e indurre la fibrillazione ventricolare, che a sua volta è una delle cause principali di morte improvvisa per arresto cardiocircolatorio.

Trattamento della tachicardia ventricolare

Ci sono diverse opzioni disponibili per trattare la tachicardia ventricolare:

  • cardioversione, intervento in cui il cuore viene sottoposto a scariche elettriche che hanno lo scopo di ripristinare la normale attività elettrica.
  • ablazione transcatetere: terapia che consiste nell’introdurre un catetere in un vaso sanguigno e fargli raggiungere il cuore, dove viene posizionato nel punto in cui si origina l’aritmia.
  • impianto di un defibrillatore cardioversore, un dispositivo che permette di individuare le aritmie che si generano nel cuore di un paziente e correggerle.

La tachicardia ventricolare, quindi, può essere determinata da alterazioni nella genesi e nella conduzione dell’impulso cardiaco: consultate le pagine dedicate alla tachicardia ventricolare parossistica sopraventricolare e alla tachicardia ventricolare da rientro nodale per saperne di più sulle altre tachicardie.

Fonti