La stipsi, più nota come stitichezza, è un disturbo della defecazione caratterizzato dall’evacuazione difficoltosa o infrequente. La frequenza della defecazione è un fattore estremamente variabile e risulta essere nella norma se avviene dalle tre volte al giorno fino a tre volte alla settimana. Pertanto, viene definita stipsi un disturbo funzionale del transito intestinale a causa del quale le emissioni di feci sono infrequenti (meno di tre episodi settimanali) e/o difficoltose ed essa può portare all’insorgenza di patologie come l’incontinenza fecale, le emorroidiragadi anali e prolassi (tra le altre).

Di stipsi ne soffre il 15% della popolazione mondiale con una netta prevalenza nel sesso femminile e nelle persone con età superiore ai 65 anni. Si possono distinguere due differenti scenari:

Malgrado la stipsi sia di norma una condizione benigna, impatta notevolmente sulla qualità della vita di chi ne soffre.

Indice
  • 1 Che cosa causa e quali sono i fattori di rischio della stipsi?
  • 2 Quali sono i sintomi della stipsi?
  • 3 Come si esegue la diagnosi della stipsi?
  • 4 Come si cura la stipsi?
  • 5 Quali sono le complicazioni della stipsi?
  • 6 Fonti

Che cosa causa e quali sono i fattori di rischio della stipsi?

La stitichezza acuta o transitoria è di norma causata da:

  • diminuzione della peristalsi intestinale, ovvero il rallentamento delle contrazioni dei muscoli enterici che fanno progredire le feci verso l’ano;
  • occlusione intestinale, come per ernie, aderenze, fecalomi o volvolo;
  • ileo paralitico, in cui si ha un temporaneo arresto della peristasi intestinale per trauma dei nervi cranici o spinali o per gravi malattie;
  • assunzione di alcuni farmaci;
  • Successivamente ad un intervento chirurgico;
  • cambio di alimentazione o di luogo, come ad esempio nei viaggi;
  • gravidanza.

La stipsi cronica può essere causata da:

I casi sopracitati rappresentano solo il 5% di tutti i quadri di stipsi, nella maggioranza dei casi le cause di stipsi non sono note e pertanto vengono identificate come stipsi primitive o “funzionali”.

Quali sono i sintomi della stipsi?

I sintomi di stipsi includono:

  • emissione di feci con una frequenza inferiore alle tre volte a settimana;
  • feci dure o grumose;
  • sforzo eccessivo e prolungato per riuscire a defecare;
  • sensazione di ostruzione o blocco ano-rettale;
  • sensazione di insoddisfazione nell’evacuazione che risulta incompleta;
  • necessità di ricorrere a manovre manuali o ad ausili come supposte e clisteri

Il quadro clinico è considerato cronico se due o più sintomi permangono per oltre tre mesi.

Per approfondire: Il bicarbonato contro la stitichezza non funziona

Come si esegue la diagnosi della stipsi?

Poiché non esistono test specifici per identificare la stipsi funzionale, la diagnosi effettuata dal gastroenterologo è di tipo clinico e si basa su criteri stabiliti dal consenso di esperti chiamati criteri Roma IV, per i quali devono essere presenti almeno due delle seguenti situazioni che perdurano per almeno tre mesi nell’arco degli ultimi sei:

  • meno di tre evacuazioni settimanali;
  • sforzo nel defecare in più del 25% delle evacuazioni;
  • feci dure o grumose in più 25% delle evacuazioni;
  • sensazione di ostruzione o blocco ano-rettale in più del 25% delle evacuazioni;
  • sensazione di svuotamento incompleto in più del 25% delle evacuazioni;
  • necessità di ricorrere a manovre manuali in più del 25% delle evacuazioni.

Inoltre, in determinati casi, il gastroenterologo può ritenere necessario eseguire ulteriori accertamenti tramite degli esami come la defecografia o la manometria ano-rettale.

Come si cura la stipsi?

Nella maggioranza dei casi sono sufficienti cambiamenti delle abitudini nell’alimentazione, un’adeguata idratazione e uno stile di vita sano, con il giusto tempo dedicato all’attività fisica per alleviare i sintomi e riuscire a gestire la stipsi. In determinati casi il Medico può somministrare integratori alimentari o farmaci come lassativi o osmotici.

Per approfondire: Olio di vaselina contro la stitichezza – e altri utilizzi

Quali sono le complicazioni della stipsi?

Le complicanze più comuni della stipsi sono rappresentate da:

  • l’incontinenza fecale, dove del materiale fecale fresco bypassa il bolo ostruente rendendo difficoltosa la diagnosi di stipsi;
  • le emorroidi, che possono insorgere a causa dello sforzo prolungato e dell’aumento della pressione intro-addominale;
  • le ragadi anali, un trauma della mucosa anale che può essere causato dall’emissione di feci molto dure;
  • prolassi, causati dagli sforzi e dall’aumento della pressione intra-addominale, gli organi a rischio sono in genere la vescica, il retto, l’utero e la vagina;
  • ostruzione intestinale, la stasi prolungata della materia fecale porta alla compressione e alla formazione del fecaloma che ostruisce l’intestino crasso, richiedendo un intervento chirurgico;
  • perforazione intestinale e peritonite stercoracea, una condizione molto rara in cui le feci estremamente compattate (fecaloma) possono comprimere la parete del colon, causando un’ulcera ischemica e successiva perforazione che culmina in peritonite stercoracea e talvolta morte.

Fonti

Quali sono i sintomi della stipsi?

I sintomi di stipsi includono:

  • emissione di feci con una frequenza inferiore alle tre volte a settimana;
  • feci dure o grumose;
  • sforzo eccessivo e prolungato per riuscire a defecare;
  • sensazione di ostruzione o blocco ano-rettale;
  • sensazione di insoddisfazione nell’evacuazione che risulta incompleta;
  • necessità di ricorrere a manovre manuali o ad ausili come supposte e clisteri

Il quadro clinico è considerato cronico se due o più sintomi permangono per oltre tre mesi.

Per approfondire: Il bicarbonato contro la stitichezza non funziona

Come si esegue la diagnosi della stipsi?

Poiché non esistono test specifici per identificare la stipsi funzionale, la diagnosi effettuata dal gastroenterologo è di tipo clinico e si basa su criteri stabiliti dal consenso di esperti chiamati criteri Roma IV, per i quali devono essere presenti almeno due delle seguenti situazioni che perdurano per almeno tre mesi nell’arco degli ultimi sei:

  • meno di tre evacuazioni settimanali;
  • sforzo nel defecare in più del 25% delle evacuazioni;
  • feci dure o grumose in più 25% delle evacuazioni;
  • sensazione di ostruzione o blocco ano-rettale in più del 25% delle evacuazioni;
  • sensazione di svuotamento incompleto in più del 25% delle evacuazioni;
  • necessità di ricorrere a manovre manuali in più del 25% delle evacuazioni.

Inoltre, in determinati casi, il gastroenterologo può ritenere necessario eseguire ulteriori accertamenti tramite degli esami come la defecografia o la manometria ano-rettale.

Come si cura la stipsi?

Nella maggioranza dei casi sono sufficienti cambiamenti delle abitudini nell’alimentazione, un’adeguata idratazione e uno stile di vita sano, con il giusto tempo dedicato all’attività fisica per alleviare i sintomi e riuscire a gestire la stipsi. In determinati casi il Medico può somministrare integratori alimentari o farmaci come lassativi o osmotici.

Per approfondire: Olio di vaselina contro la stitichezza – e altri utilizzi

Quali sono le complicazioni della stipsi?

Le complicanze più comuni della stipsi sono rappresentate da:

  • l’incontinenza fecale, dove del materiale fecale fresco bypassa il bolo ostruente rendendo difficoltosa la diagnosi di stipsi;
  • le emorroidi, che possono insorgere a causa dello sforzo prolungato e dell’aumento della pressione intro-addominale;
  • le ragadi anali, un trauma della mucosa anale che può essere causato dall’emissione di feci molto dure;
  • prolassi, causati dagli sforzi e dall’aumento della pressione intra-addominale, gli organi a rischio sono in genere la vescica, il retto, l’utero e la vagina;
  • ostruzione intestinale, la stasi prolungata della materia fecale porta alla compressione e alla formazione del fecaloma che ostruisce l’intestino crasso, richiedendo un intervento chirurgico;
  • perforazione intestinale e peritonite stercoracea, una condizione molto rara in cui le feci estremamente compattate (fecaloma) possono comprimere la parete del colon, causando un’ulcera ischemica e successiva perforazione che culmina in peritonite stercoracea e talvolta morte.

Fonti