Il Papilloma Virus umano (Human Papilloma Virus – HPV) è, al mondo, l’agente patogeno più comunemente trasmesso per via sessuale. L’incidenza globale dell’infezione da HPV è in aumento soprattutto tra giovani ed individui sessualmente attivi, sia donne che uomini.

Studi epidemiologici hanno determinato una prevalenza globale di HPV dell’11,7% mentre in Italia si arriva all’8%.

Indice
  • 1 Tipologie e contagiosità dell'HPV
  • 2 Come si diagnostica l'infezione da HPV
  • 3 I fattori di rischio, la presentazione clinica e i sintomi dell’infezione da HPV
  • 4 La terapia e i vaccini contro l’HPV
  • 5 Fonti

Tipologie e contagiosità dell'HPV

Esistono circa 130 diversi tipi (sierotipi) di Papilloma Virus che possono essere classificati “a basso rischio” o ad “alto rischio” in base alla gravità dell’infezione e dei sintomi che determinano. Alcuni sierotipi, infatti, infettano la cute causando verruche, altri (a basso rischio) portano alla formazione di condilomi, infine i seriotipi più pericolosi (ad alto rischio) hanno la capacità di trasformare le cellule del collo dell’utero e di portare a tumore. Tra i sierotipi oncogeni (portano allo sviluppo di tumori) i più diffusi sono HPV16, HPV18 e HPV33. Studi condotti in Italia hanno attestato che il sierotipo HPV più frequentemente riscontrato nel nostro Paese è HPV16, con  una prevalenza intorno al 5%, mentre HPV18 si rileva nell’ 1% dei casi.

L’HPV è altamente contagioso e la principale modalità di trasmissione è attraverso il contatto sessuale e prevalentemente attraverso abrasioni o lesioni cutanee preesistenti. Inoltre, la trasmissione di HPV, diretta o indiretta, può avvenire da superfici contaminate, lesioni cutanee o attraverso il canale del parto. Circa il 60-66% dei partner di individui con infezione genitale da HPV sviluppa lesioni genitali da HPV dopo un periodo di circa 3 mesi dal contatto.

Come si diagnostica l’infezione da HPV

La diagnosi di HPV può essere effettuata tramite il Pap test che analizza i coilociti (cellule alterate del collo dell’utero). Questo metodo è comunemente usato oggi come metodo di screening cervico-vaginale, tuttavia, non riesce ad identificare le infezioni in tutti gli individui perché, oltre che essere un esame che si effettua solo nelle donne, riesce ad individuare solo le infezioni che hanno già causato danni a livello cellulare.

Per una diagnosi precoce di HPV il test di riferimento è la reazione a catena della polimerasi (PCR) che rileva il genoma del virus nelle cellule genitali.

Per approfondire: Papilloma virus e gola: come si manifesta e quali sono i rischi?

I fattori di rischio, la presentazione clinica e i sintomi dell’infezione da HPV

Tra i fattori di rischio dell’HPV ci sono il fumo di sigaretta, l’utilizzo prolungato di contraccettivi orali, la presenza concomitante o precedente di altre infezioni (come Herpes simplex tipo 2, o Chlamydia trachomatis), la promiscuità sessuale e l’elevata frequenza di rapporti sessuali non protetti.

La presentazione clinica dell’infezione da HPV è variabile e dipende dal sierotipo virale, dallo stato immunitario del paziente e dal tipo di epitelio colpito. L’infezione può manifestarsi con verruche localizzate soprattutto a livello genitale ma anche nel naso, bocca o laringe, queste possono diventare condilomi se aumentano di dimensioni ed assumono una forma simile alla cresta di un gallo. I sierotipi HPV oncogeni danno però manifestazioni subcliniche che vengono rilevate con indagini specifiche.

In generale, l’infezione genitale da HPV ha un periodo di latenza e un periodo subclinico:

  • nel periodo latente, l’infezione non mostra segni evidenti e può essere diagnosticata solo con test molecolari, come PCR;
  • nel periodo subclinico, le lesioni associate all’HPV possono essere visualizzate tramite test specifici come la colposcopia.

La maggior parte delle infezioni da HPV non causa sintomi clinici e in alcuni casi può verificarsi anche una regressione spontanea delle lesioni benigne. Tuttavia, il 90% delle infezioni rimane latente, di queste però il 10% progredisce fino a sviluppare lesioni visibili e l’1% può trasformarsi in tumore.

 

 

La terapia e i vaccini contro l’HPV

Al momento non vi sono terapie per l’infezione da HPV, tuttavia, esistono trattamenti atti a debellare i segni clinici dell’infezione, come i condilomi genitali.

L’unica arma contro l’infezione da HPV è quella preventiva ed è rappresentata dalla vaccinazione HPV. Il vaccino più usato in Italia è quello contro il sierotipo più comune di HPV cioè HPV16, che è capace di prevenire l’infezione attraverso l’attivazione del sistema immunitario dell’individuo infettato dal virus. Il vaccino può essere somministrato a tutti gli individui, indipendentemente dal sesso, e aiutare a debellare la trasmissione e l’infezione dell’HPV.

Fonti

Come si diagnostica l'infezione da HPV

La diagnosi di HPV può essere effettuata tramite il Pap test che analizza i coilociti (cellule alterate del collo dell’utero). Questo metodo è comunemente usato oggi come metodo di screening cervico-vaginale, tuttavia, non riesce ad identificare le infezioni in tutti gli individui perché, oltre che essere un esame che si effettua solo nelle donne, riesce ad individuare solo le infezioni che hanno già causato danni a livello cellulare.

Per una diagnosi precoce di HPV il test di riferimento è la reazione a catena della polimerasi (PCR) che rileva il genoma del virus nelle cellule genitali.

Per approfondire: Papilloma virus e gola: come si manifesta e quali sono i rischi?

I fattori di rischio, la presentazione clinica e i sintomi dell’infezione da HPV

Tra i fattori di rischio dell’HPV ci sono il fumo di sigaretta, l’utilizzo prolungato di contraccettivi orali, la presenza concomitante o precedente di altre infezioni (come Herpes simplex tipo 2, o Chlamydia trachomatis), la promiscuità sessuale e l’elevata frequenza di rapporti sessuali non protetti.

La presentazione clinica dell’infezione da HPV è variabile e dipende dal sierotipo virale, dallo stato immunitario del paziente e dal tipo di epitelio colpito. L’infezione può manifestarsi con verruche localizzate soprattutto a livello genitale ma anche nel naso, bocca o laringe, queste possono diventare condilomi se aumentano di dimensioni ed assumono una forma simile alla cresta di un gallo. I sierotipi HPV oncogeni danno però manifestazioni subcliniche che vengono rilevate con indagini specifiche.

In generale, l’infezione genitale da HPV ha un periodo di latenza e un periodo subclinico:

  • nel periodo latente, l’infezione non mostra segni evidenti e può essere diagnosticata solo con test molecolari, come PCR;
  • nel periodo subclinico, le lesioni associate all’HPV possono essere visualizzate tramite test specifici come la colposcopia.

La maggior parte delle infezioni da HPV non causa sintomi clinici e in alcuni casi può verificarsi anche una regressione spontanea delle lesioni benigne. Tuttavia, il 90% delle infezioni rimane latente, di queste però il 10% progredisce fino a sviluppare lesioni visibili e l’1% può trasformarsi in tumore.

 

La terapia e i vaccini contro l’HPV

Al momento non vi sono terapie per l’infezione da HPV, tuttavia, esistono trattamenti atti a debellare i segni clinici dell’infezione, come i condilomi genitali.

L’unica arma contro l’infezione da HPV è quella preventiva ed è rappresentata dalla vaccinazione HPV. Il vaccino più usato in Italia è quello contro il sierotipo più comune di HPV cioè HPV16, che è capace di prevenire l’infezione attraverso l’attivazione del sistema immunitario dell’individuo infettato dal virus. Il vaccino può essere somministrato a tutti gli individui, indipendentemente dal sesso, e aiutare a debellare la trasmissione e l’infezione dell’HPV.