Esofago di Barrett (Metaplasia di Barrett)
L’esofago di Barrett è una complicanza della malattia da reflusso gastroesofageo. I pazienti con esofago di Barrett hanno un rischio molto più alto di sviluppare un tumore dell’esofago. Viene diagnosticato mediante gastroscopia ed esame istologico. Si interviene farmacologicamente e, nei casi più preoccupanti, mediante terapia endoscopica.
L’esofago di Barrett è una condizione patologica in cui si osserva una modificazione della parete dell’esofago, il tratto del canale alimentare immediatamente al di sopra dello stomaco. L’esofago è normalmente tappezzato da un tipo di tessuto chiamato epitelio squamoso, costituito da cellule epiteliali dalla forma appiattita.
Nell’esofago di Barrett l’epitelio squamoso viene sostituito da epitelio colonnare (o cilindrico o batiprismatico), formato da cellule più alte che larghe. Il termine medico che indica la trasformazione di un tessuto in un altro è metaplasia, perciò, l’esofago di Barrett è detto anche metaplasia di Barrett. Il nome fa diretto riferimento a Norman Barrett, il chirurgo britannico di origine australiana che per primo, nel 1950, descrisse la metaplasia colonnare dell’esofago.
- 1 Cosa causa la Metaplasia di Barrett
- 2 Come si presenta l’esofago di Barrett
- 3 Come si diagnostica l’esofago di Barrett
- 4 Come si cura l’esofago di Barrett
Cosa causa la Metaplasia di Barrett
La metaplasia è una risposta dell’organismo a uno stimolo irritativo cronico. Per esempio, il fumo di sigaretta può indurre una metaplasia a livello delle vie respiratorie. Nell’esofago di Barrett la metaplasia avviene in seguito a un’esposizione prolungata all’acido gastrico: è una conseguenza della malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE). La malattia da reflusso gastroesofageo è un’infiammazione dell’esofago causata dalla frequente risalita dei succhi gastrici dallo stomaco all’esofago (maggiori informazioni su questa patologia possono essere consultate nella scheda dedicata all’argomento).
La complicanza più grave della malattia da reflusso gastroesofageo è il tumore dell’esofago (adenocarcinoma esofageo): l’esofago di Barrett è considerato una condizione che aumenta il rischio di sviluppare un tumore dell’esofago. Va però precisato che non tutte le persone con esofago di Barrett sviluppano il tumore. Allo stesso modo, non tutte le persone che soffrono di un’esofagite severa sviluppano l’esofago di Barrett.
La lesione si forma a monte della giunzione esofago-gastrica e appare all’esame endoscopico come un anello di mucosa arrossata e vellutata. Se la lesione si estende per meno di 3 centimetri si parla di short Barrett (short = corto), se si estende per un segmento più lungo si parla di long Barrett.
L’esofago di Barrett compare più frequentemente dopo i 50 anni. Il rischio di sviluppare questa condizione è più alto per il sesso maschile, per le persone con obesità addominale, per chi presenta ernia iatale, per i fumatori e per coloro che hanno casi in famiglia di esofago di Barrett o di adenocarcinoma esofageo.
Come si presenta l’esofago di Barrett
L’esofago di Barrett è spesso asintomatico. Quando sono presenti, i sintomi sono quelli del reflusso, come dolore o bruciore epigastrico (ossia percepiti in corrispondenza dell’epigastrio, la zona alta e centrale dell’addome), rigurgito acido, dolore sotto lo sterno (l’osso piatto al centro del petto da cui partono le costole) e difficoltà a deglutire (disfagia). Spesso la sostituzione dell’epitelio normale con quello colonnare modifica la sensibilità a livello dell’esofago e i sintomi della malattia da reflusso diminuiscono o addirittura scompaiono.
Come si diagnostica l’esofago di Barrett
La diagnosi dell’esofago di Barrett richiede l’esecuzione di una gastroscopia (esofagogastroduodenoscopia, EGDS). Durante l’esame endoscopico viene effettuato un prelievo di campioni di tessuto (biopsia) su cui viene eseguito l’esame istopatologico che mette in evidenza l’eventuale presenza di cellule (cellule mucipare caliciformi o goblet cells) che normalmente si trovano nell’intestino tenue (metaplasia intestinale specializzata). Le linee guida della Società Europea di Endoscopia Gastrointestinale (ESGE) dicono che si è in presenza di esofago di Barrett se l’esofago è rivestito da epitelio colonnare per una lunghezza minima di 1 cm e l’esame istopatologico evidenzia una metaplasia intestinale specializzata.
Come si cura l’esofago di Barrett
I pazienti con esofago di Barrett vengono trattati con farmaci che riducono la produzione di acido cloridrico nello stomaco, gli inibitori della pompa protonica (es. omeprazolo, lansoprazolo), per controllare i sintomi del reflusso gastroesofageo e guarire l’esofagite.
Le società scientifiche nazionali e internazionali raccomandano che i pazienti con esofago di Barrett vengano monitorati nel tempo mediante esofagogastroduodenoscopia (EGDS) con biopsia periodica, per identificare precocemente l’eventuale comparsa di un tumore. L’intervallo tra le endoscopie dipende da quanto è estesa la metaplasia e dalla presenza o meno di displasia, cioè se ci sono già cellule anomale da cui può svilupparsi il tumore. Il rischio di progressione è maggiore per i pazienti con displasia di alto grado (in cui ci sono molte cellule anomale) che per quelli con displasia di basso grado (in cui le cellule anomale sono rare). La diagnosi precoce aumenta di molto le probabilità di sopravvivenza dei pazienti con tumore dell’esofago.
I pazienti con un alto rischio di progressione a tumore (età avanzata, sesso maschile, long Barrett, alto grado di displasia) vengono sottoposti a terapia endoscopica, che consiste in un intervento di asportazione delle lesioni visibili (mucosectomia endoscopica) seguito da ablazione endoscopica del restante epitelio di Barrett per ridurre il rischio di comparsa di nuove lesioni. Le tecniche utilizzate a questo scopo sono principalmente l’ablazione con radiofrequenza e la crioablazione. La sorveglianza e l’eventuale trattamento andrebbero eseguiti in un centro esperto in esofago di Barrett.
L’esofago di Barrett può essere prevenuto attraverso un controllo ottimale della secrezione acida e intervenendo sui fattori di rischio, quali sovrappeso, dieta ricca di grassi e abitudine al fumo.
Fonti
- Iyer PG, Kaul V. Barrett esophagus. Mayo Clinic Proceedings. 2019;94(9):1888-1901. doi:10.1016/j.mayocp.2019.01.032;
- Clermont M, Falk GW. Clinical guidelines update on the diagnosis and management of Barrett’s esophagus. Digestive Diseases and Sciences. 2018;63(8):2122-2128. doi:10.1007/s10620-018-5070-z;
- Società Italiana di Endoscopia Digestiva (SIED) – Gestione endoscopica dell’Esofago di Barrett: position statement della Società Europea di Endoscopia Gastrointestinale (ESGE).