Viene definita epatite cronica un’infiammazione del fegato che non si risolve nell’arco di 6 mesi. Questa malattia del fegato può essere causata da agenti infettivi, abuso di alcol, reazioni autoimmuni, farmaci e difetti genetici. Quando si riesce ad eliminare la causa può regredire, altrimenti evolve lentamente in cirrosi. Dati riportati dall’Associazione Italiana per lo Studio del Fegato (AISF) indicano che l’alterazione persistente dei test di funzione epatica (test utilizzati per valutare il danno epatico) nella popolazione generale è compresa tra il 10 ed il 17%.

Cos’è l’epatite cronica 

L’epatite cronica è un’infiammazione del fegato che si protrae per più di 6 mesi. All’inizio le cellule del sistema immunitario infiltrano il tratto portale (un’area triangolare che contiene una diramazione della vena porta, una diramazione dell’arteria epatica e un dotto biliare). Progressivamente l’infiammazione aggredisce le cellule del fegato (epatociti) causandone la morte (necrosi) e il tessuto epatico viene sostituito da tessuto fibroso. Entro certi limiti l’epatite è un processo reversibile. La fibrosi è però segno di un danno epatico irreversibile che sfocia nella cirrosi.

L’epatite cronica può avere diverse origini: infezioni virali, alcolismo cronico, autoimmunità, patologie ereditarie e farmaci. Nella maggior parte dei casi è dovuta a un’infezione persistente da virus dell’epatite B (HBV) o C (HCV),infezioni che vengono contratte attraverso il contatto con sangue infetto e, nel caso dell’HBV, per via sessuale. Il consumo eccessivo e prolungato di bevande alcoliche intossica il fegato, causando sia epatite alcolica sia l’accumulo di grasso (steatosi epatica o fegato grasso). Nell’epatite autoimmune, il sistema immunitario del paziente, per motivi non noti, aggredisce gli epatociti come se fossero cellule estranee all’organismo; spesso questi pazienti presentano anche altre malattie autoimmuni. Due delle malattie genetiche che possono portare all’epatite cronica sono la malattia di Wilson e il deficit di α1-antitripsina; Infine, farmaci come l’isoniazide e la metildopa possono scatenare un’infiammazione epatica che cronicizza. 

Come si presenta l'epatite cronica

L’epatite cronica è una patologia estremamente variabile: può andare da forme asintomatiche a forme gravi. In alcuni pazienti, l’unico segno della malattia è il riscontro di livelli elevati di transaminasi che non si abbassano nel tempo. I sintomi più comuni sono abbastanza generici: malessere, perdita di appetito, debolezza generale. Il paziente può avere febbre e dolore al quadrante superiore destro dell’addome. L’ittero (colorazione giallastra della pelle e della sclera dell’occhio) può essere presente o meno. A volte ci si accorge dell’epatite quando si è già evoluta in cirrosi.

Come si diagnostica l'epatite cronica 

Come prima indagine si effettua un prelievo di sangue e si misurano le transaminasi: alanina aminotransferasi (ALT o GPT) e aspartato aminotransferasi (AST o GOT). Questi enzimi sono prodotti dagli epatociti e vengono rilasciati in circolo in seguito a danno epatico. Con l’esame obiettivo il medico valuta la presenza di alcuni segni come la dolorabilità epatica e la splenomegalia (ingrossamento della milza).

Al fine di distinguere le varie forme di epatite, il medico raccoglie l’anamnesi del paziente per accertare se ha un problema di alcolismo, se assume determinati farmaci, se alcune situazioni o comportamenti possono averlo esposto a contagio da HBV o HCV. A seconda del caso si eseguono le analisi del sangue per ricercare gli anticorpi contro i virus dell’epatite (segno di avvenuta infezione), gli autoanticorpi che si associano alle forme autoimmuni o dosare le proteine deficitarie nelle patologie ereditarie.

In qualche caso può essere necessario effettuare una biopsia per valutare come è stata danneggiata l’architettura del fegato e stabilire la gravità della malattia.

Come si cura l'epatite cronica

La gestione del paziente dipende in primo luogo dalla forma di epatite cronica da cui è affetto. Intervenire precocemente aumenta le possibilità di arrestare la lenta evoluzione a cirrosi che può portare a insufficienza epatica o a un tumore del fegato. L’epatite cronica causata da farmaci o da abuso di alcol può regredire se si elimina l’agente scatenante. In caso di epatite virale si possono usare degli antivirali specifici per debellare l’HBV e l’HCV; l’infezione da HBV può essere prevenuta con la vaccinazione: in Italia, tutti i neonati vengono ora vaccinati contro l’epatite B (non è ancora stato sviluppato un vaccino contro l’HCV). I pazienti con epatite autoimmune vengono trattati con farmaci immunosoppressori.

Fonti