La disprassia è un disturbo caratterizzato dall’interruzione dei segnali trasmessi dal cervello ai muscoli a causa di un problema di sviluppo neurologico. Si manifesta normalmente durante la prima infanzia interessando maggiormente i maschi, ma può comparire anche in età più avanzata conseguentemente a malattie, lesioni traumatiche cranio-encefaliche o demenza.

Si tratta di un quadro sintomatologico che può essere presente in altre condizioni patologiche quali la sindrome di Williams, i disturbi dello spettro autistico, la sindrome di Asperger, il deficit dell’attenzione e iperattività (ADHD) ed i disturbi specifici dell’apprendimento (DSA).

La classificazione delle disprassie comprende la forma motoria, quando sussistono problemi nello scrivere, saltare o vestirsi, la forma verbale, se vi sono difficoltà nell’uso delle parole, e la forma orale, in cui si manifestano impedimenti nei movimenti della lingua e della bocca.

Indice
  • 1 Quali sono le cause della disprassia?
  • 2 Quali sono i sintomi della disprassia?
  • 3 Come si esegue la diagnosi di disprassia?
  • 4 Come si cura la disprassia?
  • 5 Quali sono le conseguenze della disprassia?
  • 6 Fonti

Quali sono le cause della disprassia?

Le cause della disprassia infantile non sono note, anche se si ritiene che il disturbo sia causato da diversi fattori che agiscono in modo sinergico. Tra questi possiamo elencare:

  • alterazioni dello sviluppo delle connessioni tra alcune vie nervose, per ragioni sconosciute;
  • fattori genetici;
  • nascita prematura.

Negli adulti la disprassia può comparire in seguito a:

Quali sono i sintomi della disprassia?

Il quadro clinico della disprassia motoria è caratterizzato dai seguenti sintomi e segni:

  • difficoltà nel coordinamento motorio, come saltare, calciare una palla, andare su e giù dalle scale, vestirsi, o mangiare;
  • problemi nel ripetere lo stesso movimento più volte;
  • tendenza a inciampare;
  • mancanza di equilibrio;
  • scarsa capacità di apprendimento;
  • facile faticabilità.

I sintomi della disprassia verbale comprendono:

  • limitazioni di vocabolario;
  • errori di intonazione e di pronuncia delle parole;
  • difficoltà nell’eloquio, che appare incerto e confuso;
  • problemi nel pronunciare alcune parole o frasi intere;
  • lentezza nell’esprimersi accompagnata da frequenti pause.

Tra i disturbi della disprassia orale vi sono infine problematiche nell’alimentarsi e difficoltà nella deglutizione.

Come si esegue la diagnosi di disprassia?

La diagnosi di disprassia nel bambino è difficoltosa; infatti, spesso è complesso arrivare a una definizione chiara del quadro clinico. Questo avviene soprattutto quando sono presenti problemi del linguaggio, in presenza di un quadro cognitivo altrimenti nella norma.

L’ostacolo più rilevante per la rilevazione del disturbo è legato alla mancanza di criteri univoci per la diagnosi della disprassia. Spesso è necessario l’intervento di diversi professionisti inclusi terapisti occupazionali, logopedisti, e fisioterapisti. Ciascuno di questi esperti ha a disposizione diversi strumenti per una valutazione approfondita della situazione, come ad esempio il test TVPS per le abilità di percezione visiva, o il test TPV di percezione visiva e integrazione visuo-motoria.

Come si cura la disprassia?

Non esistono cure in grado di risolvere e di guarire la disprassia; tuttavia, sono disponibili diversi rimedi capaci di produrre miglioramenti anche considerevoli. La terapia messa in atto immediatamente grazie a una diagnosi precoce ottiene i migliori risultati, e la prognosi a lungo termine può essere benigna. Tra i presidi medici possibili vi sono:

  • terapia occupazionale, che risulta utile per aiutare il paziente nello sviluppare capacità specifiche per affrontare le attività di tutti i giorni;
  • logopedia e terapia del linguaggio, che permettono il miglioramento delle capacità di espressione verbale grazie a un piano di trattamento finalizzato a ottenere una comunicazione migliore;
  • allenamento percettivo motorio, che migliora le competenze linguistiche, visive, motorie e uditive grazie a una serie di compiti da svolgere che diventano progressivamente più complessi;
  • ippoterapia: diversi studi documentano l’efficacia dell’equitazione educativa nell’ottenere miglioramenti delle manifestazioni disprassiche;
  • fisioterapia e attività motoria, che sono utili per migliorare la coordinazione dei movimenti, la postura e le abilità fisiche.

Quali sono le conseguenze della disprassia?

Le conseguenze della disprassia variano a dipendenza della gravità della condizione morbosa, dalla causa che l’ha determinata e dai risultati ottenuti dal trattamento messo in atto, che di norma sono migliori quando la cura viene iniziata precocemente.

In alcuni casi è possibile che i soggetti colpiti riescano ad apprendere competenze tali da superare le difficoltà di movimento e di coordinazione, e di riuscire a vivere normalmente.