Il colera è una malattia infettiva acuta del sistema gastrointestinale causata dal batterio Vibrio cholerae. Si contrae tramite cibi e acqua contaminata e si manifesta come diarrea acquosa. L’abbondante perdita di liquidi può portare a una grave disidratazione potenzialmente fatale, specialmente nei bambini sotto i 5 anni di età. È endemico in alcuni paesi dell’Africa e dell’Asia a causa delle pessime condizioni igieniche-sanitarie e della carenza di acqua potabile pulita.

Ogni anno nel mondo si verificano 2,9 milioni di casi di colera e 95.000 persone muoiono a causa di questa malattia, quasi esclusivamente nei paesi in via di sviluppo. Si stima che nelle 69 nazioni in cui il colera è considerato endemico vi siano 1,3 miliardi di persone a rischio di infezione, in particolare in India, Nigeria, Cina, Etiopia e Bangladesh. Nell’arco di poco più di 100 anni sono state registrate sette pandemie di colera che sono arrivate a toccare tutti i continenti, la più recente delle quali, partita dall’Indonesia nel 1961, non si è ancora esaurita.

Indice
  • 1 Quali sono le cause del colera?
  • 2 Come si trasmette il colera?
  • 3 Sintomi e caratteristiche del colera
  • 4 Come si effettua la diagnosi di colera?
  • 5 Come si cura il colera?
  • 6 Fonti

Quali sono le cause del colera?

Il Vibrio cholerae, noto anche come vibrione del colera, è un batterio Gram-negativo che appartiene alla famiglia delle Vibrionacee. Il suo habitat naturale sono le acque salmastre delle coste e degli estuari dei fiumi, dove convive con i molluschi e lo zooplancton. Esistono più di 200 sottotipi (sierotipi) di V. cholerae, ma solo due, il sierotipo O1 e il più raro sierotipo O139, sono responsabili di epidemie.

Come si trasmette il colera?

L’infezione si trasmette per via oro-fecale. Il batterio è presente nelle feci umane dei soggetti infetti e viene introdotto nell’organismo con l’assunzione di acqua e di cibo contaminati. È possibile la trasmissione da persona a persona tra conviventi, che sono ad alto rischio anche perché possono contrarre l’infezione condividendo la stessa acqua o lo stesso cibo attraverso cui si è infettato il paziente.

I batteri raggiungono l’intestino, dove si moltiplicano e rilasciano una tossina, la tossina colerica (CT). La tossina penetra nelle cellule dell’epitelio intestinale e, interferendo con il trasporto degli elettroliti, induce il rilascio di liquidi da parte dell’intestino tenue, causando quindi la diarrea. Solo i sierotipi che producono la tossina danno luogo ad epidemie di colera.

I soggetti più suscettibili all’infezione sono coloro che non hanno sviluppato l’immunità grazie a precedenti infezioni o vaccinazione; studi eseguiti su volontari e dati raccolti sul campo suggeriscono che un’infezione da colera protegge da successive infezioni da parte di vibrioni dello stesso sierotipo per almeno 3 anni. Altri fattori che rendono più facile contrarre il colera sono bassi livelli di acido gastrico e il gruppo sanguigno 0.

Sintomi e caratteristiche del colera

La presentazione clinica del colera può variare notevolmente. Dopo un periodo di incubazione che va da 18 ore a 5 giorni, la malattia si manifesta tipicamente con l’emissione di feci liquide e vomito; le feci possono assumere l’aspetto ad “acqua di riso” contenente muco, spesso con un odore di pesce. Manifestazioni sistemiche come la febbre sono di solito assenti, a meno che non sia in atto una co-infezione.

La disidratazione causata alla diarrea si manifesta inizialmente con sete e irritabilità e, negli stadi più avanzati, con letargia, ridotta produzione di urina, perdita di turgore della pelle, ipotensione, respiro accelerato e occhi infossati. I pazienti gravemente disidratati possono andare incontro a shock ipovolemico, durante il quale il volume dei liquidi corporei, compreso il sangue, scende sotto i livelli minimi e il cuore non riesce più a inviare ai tessuti l’ossigeno necessario a sostenere le funzioni vitali.

Nella sua forma più grave il colera può portare alla morte in poche ore se non viene trattato adeguatamente. In passato ciò avveniva in più della metà dei casi, oggi, grazie alle moderne terapie reidratanti, la mortalità è scesa sotto all’1%.

Come si effettua la diagnosi di colera?

Il test di riferimento per confermare la diagnosi di colera è l’esame colturale delle feci o l’osservazione delle feci mediante microscopia in campo oscuro, per la ricerca del Vibrio cholerae. Sono stati sviluppati dei test rapidi, utili per identificare focolai di malattia, ma dall’impiego limitato per la scarsa specificità.

Come si cura il colera?

Dato che il pericolo più imminente è lo shock ipovolemico, è cruciale stabilire il livello di disidratazione e stimare la quantità di fluidi corporei che devono essere reintegrati. Negli ospedali attrezzati si utilizzano letti speciali, con un buco centrale da cui pende un manicotto di plastica attraverso cui passano le feci del paziente che sono raccolte in un contenitore graduato.

Quando la disidratazione è grave si somministrano elevati volumi di soluzioni reidratanti per via endovenosa, necessari per sostenere la circolazione sanguigna. Quando la disidratazione è meno grave si utilizzano soluzioni reidratanti orali, oppure endovenose, oppure entrambe, a seconda della capacità del paziente di bere e della quantità di fluidi che viene persa.

Una volta ridotto il deficit di liquidi e una volta che il paziente ha smesso di vomitare, si può iniziare il trattamento antibiotico, non sempre strettamente necessario, che riduce l’intensità della diarrea e accorcia il periodo di escrezione del vibrione nelle feci. Gli antibiotici più utilizzati sono l’azitromicina e la ciprofloxacina. I medici sconsigliano ai viaggiatori che si recano in zone con focolai di colera di assumere antibiotici a scopo preventivo.

Sono stati inoltre sviluppati dei vaccini contro il colera che vengono somministrati per via orale. Alcuni sono raccomandati ai soli viaggiatori, mentre altri, ancora sottoutilizzati, sono efficaci nel prevenire il colera tra le popolazioni che vivono nelle aree dove la malattia è endemica.