Carcinoma tiroideo
Il carcinoma tiroideo è uno dei tumori più diffusi tra le giovani donne e la forma più comune tra le neoplasie del sistema endocrino. Tuttavia, i noduli della tiroide sono riconducibili al tumore solo in rari casi, mentre nella maggior parte dei pazienti sono benigni, e non causano particolari problemi.
Esistono diverse tipologie di carcinoma tiroideo: le forme ben differenziate (papillare e follicolare), le forme scarsamente differenziate, il carcinoma midollare e il carcinoma anaplastico. Il carcinoma papillare e quello follicolare insieme rappresentano quasi il 90% del totale dei tumori della tiroide, mentre il carcinoma anaplastico è una forma molto rara.
- 1 Epidemiologia del carcinoma tiroideo
- 2 I fattori di rischio per il carcinoma tiroideo
- 3 Sintomi e diagnosi del carcinoma tiroideo
- 4 Trattamento del carcinoma tiroideo
- 5 Fonti
Epidemiologia del carcinoma tiroideo
Si stima che in Italia nel corso del 2020 il carcinoma tiroideo abbia colpito 13.183 persone, rappresentando il 3,5% del totale di tutti i tumori diagnosticati. Nelle donne costituisce una delle neoplasie più frequenti (5,4% dei tumori), dopo il tumore della mammella, i tumori del colon-retto e del polmone. È più comune nelle donne giovani: nella fascia di età compresa tra zero e 49 anni, la percentuale sul totale delle neoplasie raggiunge il 15%.
Negli ultimi anni è stato osservato un aumento delle diagnosi del carcinoma tiroideo: tuttavia, si pensa che sia dovuto non a una maggiore diffusione della malattia ma a quella di strumenti più sensibili, che hanno permesso di individuare molti piccoli carcinomi asintomatici. L’incremento dell’incidenza registrato non è infatti associato a un aumento della mortalità. Per i pazienti che sopravvivono un anno dopo la diagnosi di tumore, la probabilità di sopravvivere altri cinque anni è in media del 98%. In altre parole, dopo cinque anni questi pazienti hanno un rischio di morte molto simile a quella di altre persone con le stesse caratteristiche.
I fattori di rischio per il carcinoma tiroideo
Lo sviluppo del carcinoma tiroideo è stato associato a fattori di rischio di diverso tipo: ambientali, genetici, ormonali oppure legati allo stile di vita. La correlazione più evidente riguarda l’esposizione a radiazioni ionizzanti, in particolare nel caso di pazienti con carcinoma papillare della tiroide che sono stati esposti alle radiazioni da bambini o adolescenti. Tra gli altri fattori che possono contribuire alla patologia c’è la carenza di iodio, che è stata associata allo sviluppo di noduli e che rende più sensibili nel caso di un’eventuale esposizione alle radiazioni ionizzanti. In circa il 5-10% di casi di carcinoma tiroideo si osserva una familiarità, caratterizzata da insorgenza più precoce.
Sintomi e diagnosi del carcinoma tiroideo
Il carcinoma tiroideo si può manifestare attraverso un rigonfiamento del collo in corrispondenza della ghiandola, associato o meno a dolore, sensazione di corpo estraneo alla gola e alterazione del timbro della voce. In molti casi, tuttavia, i noduli sono asintomatici e vengono rivelati casualmente attraverso indagini mirate a individuare altre patologie, ad esempio attraverso l’ecocolordoppler dei tronchi sovraortici o la risonanza magnetica.
L’ecografia del collo è indicata nei casi in cui sono presenti fattori di rischio, come irradiazioni del collo oppure presenza di noduli che crescono velocemente. Una volta individuato il nodulo, il miglior test per classificarne la natura è l’ago aspirato, che viene eseguito mediante guida ecografica e permette di prelevare il tessuto per condurre un’analisi citologica.
Per approfondire: Agoaspirato e tiroide: indicazioni, esecuzione e risultati
Trattamento del carcinoma tiroideo
Il trattamento del carcinoma tiroideo prevede l’intervento chirurgico per asportare la ghiandola intera oppure parti di essa (lobectomia). Tuttavia, nei pazienti a basso rischio, ovvero con noduli di diametro inferiore a 1 cm, come prima scelta si propone anche la sorveglianza attiva. Nei pazienti con noduli di diametro superiore ai 4 cm oppure con presenza di noduli su entrambi i lati della tiroide, in alcuni casi vengono asportati anche i linfonodi.
Dopo l’intervento di rimozione della tiroide, è necessaria una terapia sostitutiva con ormoni tiroidei, che generalmente consiste nell’assumere un preparato contenente tiroxina (T4).
La terapia “classica” prevedeva inoltre l’ablazione con radioiodio, un trattamento che aiuta a distruggere eventuali parti di tessuto che non sono state asportate con l’intervento e a ridurre il rischio di recidiva. Oggi lo iodio radioattivo non è ritenuto necessario per tutti i pazienti ma solamente in caso di carcinomi a rischio intermedio-elevato di recidiva e di metastasi.
Nel caso di carcinoma della tiroide non si ricorre quasi mai alla chemioterapia. Tra i farmaci biologici che si sono rivelati efficaci nel trattamento vi sono alcuni inibitori delle tirosin-chinasi, che si legano ad alcune proteine implicate nello sviluppo del carcinoma, e alcuni inibitori dell’angiogenesi, che agiscono bloccando la crescita dei vasi sanguigni necessari alla crescita del tumore.
Fonti
- AIOM/AIRTUM. I numeri del cancro in Italia;
- AIOM. Linee guida TUMORI DELLA TIROIDE – Edizione 2017 – Aggiornata a Dicembre 2021;
- AIMaC – Associazione Italiana Malati di Cancro – Il cancro della tiroide;
- Cibas ES, Ali SZ. The 2017 Bethesda System for Reporting Thyroid Cytopathology. Thyroid. 2017 Nov;27(11):1341-1346. doi: 10.1089/thy.2017.0500. PMID: 29091573.