L’anemia falciforme è un tipo di anemia causata da una mutazione nel gene dell’emoglobina, la proteina contenuta nei globuli rossi deputata al trasporto dell’ossigeno. Le molecole della forma mutata dell’emoglobina, l’emoglobina S (HbS), si uniscono tra loro e alterano la forma dei globuli rossi (o eritrociti) facendo assumere loro una caratteristica forma a falce.

I globuli rossi dei pazienti con anemia falciforme danneggiano e occludono i vasi sanguigni provocando episodi acuti, detti crisi falcemiche, e danni progressivi agli organi. L’aspettativa di vita, per quanto aumentata rispetto al passato, è più breve di quella attesa per la popolazione generale: sono pochi i pazienti che vivono oltre i 60 anni.

Si stima che ogni anno nascano più di 300.000 bambini affetti da questa patologia. Le aree maggiormente colpite sono l’Africa sub-sahariana, il bacino mediterraneo, il Medio Oriente e l’India; questa malattia si è diffusa soprattutto nelle zone in cui la malaria è un grave problema di salute pubblica, in quanto i portatori della mutazione che causa l’anemia falciforme sono più resistenti alla malaria. Si stima che in Italia ci siano tra 2.500 e 4.000 persone affette da anemia falciforme.

Indice
  • 1 Quali sono le cause dell’anemia falciforme?
  • 2 Sintomi e caratteristiche dell’anemia falciforme
  • 3 Conseguenze dell’anemia falciforme
  • 4 Come si effettua la diagnosi di anemia falciforme?
  • 5 Come si cura l’anemia falciforme
  • 6 Fonti

Quali sono le cause dell’anemia falciforme?

L’anemia falciforme è una malattia ereditaria causata da mutazioni in un singolo gene tra le più diffuse al mondo. In un adulto sano quasi tutta l’emoglobina presente è emoglobina A, formata da due catene alfa e due catene beta. Nei pazienti con anemia falciforme la forma predominante è l’emoglobina S. Questa variante è il risultato di una specifica mutazione nel gene della catena beta dell’emoglobina.

I pazienti con anemia falciforme ereditano dai genitori due copie del gene mutato (allele βS). Due genitori portatori di anemia falciforme hanno il 25% di probabilità che il bambino nasca con la malattia, il 25% di probabilità che sia portatore sano e il 50% di probabilità che non erediti la mutazione. Se un genitore è portatore di anemia falciforme e uno portatore di talassemia, c’è il 25% di probabilità che il bambino sia affetto da talasso-drepanocitosi, una malattia che si presenta con una sintomatologia molto simile all’anemia falciforme.

Sintomi e caratteristiche dell’anemia falciforme

L’anemia falciforme esordisce in genere nel corso del primo anno di vita, con una gravità del quadro clinico piuttosto variabile. I sintomi includono:

  • mancanza di energia;
  • crisi dolorose, cioè episodi periodici di dolore lancinante in corrispondenza di torace, addome, arti, dita di mani e piedi, che sono dovuti all’ostruzione vascolare acuta;
  • infezioni frequenti, dovute alla ridotta funzionalità della milza;
  • ritardo di crescita e ritardo cognitivo;
  • disturbo visivo, a causa del coinvolgimento della retina;
  • presenza di sangue (ematuria) e di proteine (proteinuria) nelle urine;
  • incontinenza (enuresi) notturna;
  • priapismo, cioè un’erezione dolorosa che non è causata da desiderio sessuale.

Conseguenze dell’anemia falciforme

Le molecole di HbS tendono a formare polimeri che modificano la forma dei globuli rossi, in un fenomeno detto di falcizzazione, e li rendono più rigidi e appiccicosi.

Le cellule falciformi vanno incontro a distruzione precoce, causando un’anemia emolitica, e rimangono intrappolate nei vasi sanguigni di calibro più piccolo, dando luogo a crisi occlusive acute.

Una cascata di eventi patologici, tra cui infiammazione e diminuzione dei livelli di ossido nitrico, portano alla comparsa delle numerose complicanze dell’anemia falciforme, che includono:

  • ictus;
  • ipertensione polmonare;
  • sindrome toracica acuta, una crisi provocata dall’occlusione dei vasi sanguigni del polmone;
  • ipertrofia ventricolare sinistra;
  • danni alla retina;
  • ridotta funzionalità della milza (iposplenismo);
  • insufficienza renale;
  • danni alle ossa (necrosi avascolare);
  • ulcere cutanee;
  • danni al fegato;
  • calcoli biliari.

La principale causa di morte prematura nei bambini con anemia falciforme è rappresentata dalle infezioni. Rimanendo intrappolate nella milza, le cellule falciformi danneggiano questo organo importante per le difese immunitarie, aumentando così la suscettibilità alle infezioni batteriche.

Le infezioni rappresentano un grave problema per i pazienti con anemia falciforme anche nei paesi sviluppati, in quanto possono provocare osteomieliti (infezioni ossee da salmonella, Staphylococcus aureus, bacilli gram-negativi e Mycobacterium tuberculosis), sindrome toracica acuta (clamidia, micoplasmi e virus) e, nei bambini, morte (Streptococcus pneumoniae).

Come si effettua la diagnosi di anemia falciforme?

La diagnosi di anemia falciforme si basa principalmente sull’analisi dell’emoglobina tramite la quale si valuta la presenza di emoglobina S nel sangue.

Inoltre, i test genetici permettono di identificare la mutazione responsabile dell’anemia falciforme e di sapere se si è portatori sani della malattia. Quando una coppia è a conoscenza del fatto che uno o entrambi i partner sono portatori di anemia falciforme, è possibile eseguire la diagnosi prenatale mediante amniocentesi o villocentesi.

Come si cura l’anemia falciforme

L’unica vera cura ad oggi disponibile è il trapianto di cellule staminali ematopoietiche, a cui però si ricorre solo nei casi più gravi. La gestione della malattia punta a evitare le crisi dolorose e prevenire le complicanze. Il numero di crisi falcemiche può essere ridotto con l’idrossiurea, un farmaco che aumenta la concentrazione dell’emoglobina fetale (HbF), una forma di emoglobina presente nei globuli rossi prima della nascita.

Nei bambini la profilassi antibiotica e le vaccinazioni riducono il rischio di infezioni potenzialmente fatali. Inoltre, un regime che prevede emotrasfusioni regolari per aumentare la concentrazione di emoglobina A, può ridurre il rischio di complicanze acute e croniche. Sono correntemente in fase di studio terapie geniche per correggere la mutazione che causa la malattia.

Fonti

Autore

Osmosia s.r.l.

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