La biopsia è un esame che prevede il prelievo e l’analisi di un campione prelevato da un organo o da tessuto al fine diagnostico.

Indice
  • 1 Cos’è la biopsia
  • 2 A cosa serve la biopsia?
  • 3 Come si fa la biopsia?
  • 4 Quali rischi comporta la biopsia?
  • 5 Fonti

Cos’è la biopsia

La biopsia o esame bioptico, consiste nel prelevare parte di una lesione di organo o tessuto umano, che verrà successivamente inviata al laboratorio di competenza per essere analizzata al fine di confermare o dare informazioni su una patologia. Spesso la biopsia viene effettuata su una alterazione identificata mediante un esame per immagini, come una risonanza magnetica, una radiografia o una tomografia computerizzata.

A seconda dei casi, il prelievo può essere effettuato da medici di diverse branche e settori di competenza. Tra gli specialisti che sono spesso chiamati a compiere questa operazione ci sono: il gastroenterologo (ad es. prelievi di mucosa del tratto digerente durante un esame endoscopico), il radiologo interventista (es. prelievi epatici sotto controllo TAC), il dermatologo (prelievi di lesioni cutanee). Il completamento della biopsia è dato dall’analisi istologica e/o citologica della piccola parte di organo o tessuto asportata. Questo compito è affidato in genere ai medici specialisti in anatomia patologica o in citopatologia, i quali, dopo avere posto la diagnosi, inviano la risposta al medico che ne ha fatto richiesta, di solito colui che ha effettuato la biopsia oppure il curante.

A cosa serve la biopsia?

La biopsia serve essenzialmente per formulare una diagnosi precisa di malattia. È particolarmente utile per diagnosticare:

  • lesioni tumorali maligne primitive;
  • lesioni tumorali maligne metastatiche;
  • tumori benigni;
  • infiammazioni acute e croniche.

Inoltre, questo accertamento fornisce indicazioni utili per decidere il trattamento più opportuno da mettere in atto o per valutare l’effetto di terapie già eseguite.

Come si fa la biopsia?

Poiché i prelievi bioptici possono riguardare molti distretti corporei, le tecniche di asportazione dei minuscoli frammenti di tessuto possono differire a seconda della zona scelta per questo tipo di intervento.

Generalmente le biopsie possono essere classificate in:

  • biopsia punch: si tratta tipicamente di un prelievo cutaneo eseguito tramite un particolare bisturi affilato di forma cilindrica chiamato punch. Con questo strumento si riescono a ottenere, con profondità variabile, frammenti di forma circolare utili all’analisi istologica. La grandezza dei campioni dipende dalla scelta del medico. Questo piccolo intervento è di norma eseguito dopo aver praticato un’anestesia locale;
  • biopsia con ago aspirato: viene condotta mediante l’impiego di un ago specifico, cavo, che consente il passaggio al suo interno sia di cellule che di tessuto organizzato. Il prelievo del frammento interessa sovente strutture non visibili dall’esterno e pertanto l’ago deve essere guidato sul bersaglio con l’ausilio di strumenti, quali, ad esempio, gli ultrasuoni (ecografia), i raggi X (TAC) o le onde magnetiche (risonanza magnetica). Le dimensioni dell’ago variano a seconda della quantità di materiale che si vuole prelevare. Questa metodica viene spesso utilizzata, ad esempio, per il prelievo di tessuti mammari. Di solito è necessaria l’anestesia locale per evitare la sintomatologia dolorosa che inevitabilmente insorge durante la manovra;

 

  • biopsia endoscopica: si tratta di un classico esempio di prelievo bioptico eseguito durante un accertamento che ha già di per sé finalità diagnostiche, cioè l’endoscopia. Viene effettuato in genere nel corso di una esofagogastroscopia o di una colonscopia, esami eseguiti mediante l’impiego di uno strumento flessibile, chiamato endoscopio, provvisto di telecamera e di una sorgente luminosa per visualizzare direttamente le pareti interne degli organi cavi nei quali viene fatto scorrere. Questo apparecchio può essere dotato di piccoli strumenti da taglio idonei ad eseguire il prelievo tissutale. È di norma necessario sedare farmacologicamente il paziente;
  • biopsia di escissione: consiste in un intervento chirurgico vero e proprio necessario per asportare un frammento di tessuto da analizzare quando non si può ricorrere ad altre tecniche per ottenerlo. In genere, viene prelevata l’intera zona sospetta, spesso un linfonodo o un nodulo della mammella, accompagnato da tessuto all’apparenza normale adiacente alla lesione sospetta. È necessaria l’anestesia locale o loco-regionale;
  • biopsia estemporanea: si tratta di un prelievo eseguito direttamente in sala operatoria. Il frammento asportato dal chirurgo viene immediatamente analizzato e Il risultato viene comunicato entro pochi minuti all’operatore che deciderà come proseguire l’intervento basandosi su quanto gli viene comunicato dall’anatomopatologo. Normalmente il paziente è sotto anestesia generale.

Quali rischi comporta la biopsia?

Normalmente una biopsia non comporta rischi particolari, di solito si tratta infatti di prelievi semplici, non dolorosi ed eseguiti in anestesia. In taluni casi, tuttavia, soprattutto se viene eseguita su visceri situati in profondità, può essere seguita da manifestazioni dolorose che richiedono l’impiego di antidolorifici. In rari casi, in seguito a biopsia, possono verificarsi sanguinamenti importanti che richiedono un trattamento rapido (intervento chirurgico e/o trasfusioni).