Sepsi
La sepsi è una sindrome potenzialmente fatale che deriva da una risposta inadeguata dell’organismo ad un’infezione. È più comune nella popolazione anziana, e rappresenta un grave problema per i pazienti con il sistema immunitario poco efficiente per via di malattie o terapie mediche.
Richiede un immediato ricovero ospedaliero. La probabilità di morire a causa della sepsi è tuttora molto alta e anche chi sopravvive rischia di portarne a lungo le conseguenze.
- 1 Descrizione e definizione della sepsi
- 2 La risposta immunitaria contro la sepsi
- 3 I sintomi della sepsi
- 4 Come si diagnostica la sepsi
- 5 Come si cura la sepsi
- 6 Fonti
Descrizione e definizione della sepsi
La definizione di sepsi più recente, approvata dalla comunità scientifica nel 2016, parla specificatamente di un’infezione con disfunzione d’organo. Lo shock settico è un sottotipo di sepsi in cui le anomalie a livello circolatorio, cellulare e metabolico sono così profonde da aumentare in modo consistente il rischio di morire.
I pazienti con shock settico anche dopo aver ricevuto liquidi per via endovenosa hanno una grave ipotensione e necessitano la somministrazione di farmaci vasopressori per mantenere la pressione arteriosa a livelli accettabili, e hanno nel siero un’elevata concentrazione di lattato, un marcatore di un apporto insufficiente di ossigeno ai tessuti.
Una quota significativa dei pazienti con sepsi, più del 25-30%, muore a causa di questa sindrome; la percentuale è ancora più alta in ambito ospedaliero, dove la sepsi rappresenta una delle prime cause di morte tra i pazienti ricoverati in terapia intensiva. Si stima che nei paesi ad alto reddito, per cui si dispone di dati abbastanza affidabili, la sepsi causi 2,8 milioni di decessi ogni anno e che l’invecchiamento della popolazione porterà a un aumento dell’incidenza.
La maggior parte dei decessi avviene però nei paesi più poveri, dove è difficile stabilire la reale incidenza della sepsi.
Teoricamente la sepsi può essere provocata da qualunque agente infettivo (batteri, virus, funghi). I batteri più spesso individuati nei pazienti con sepsi sono lo Staphylococcus aureus, l’Escherichia coli e i batteri della specie Pseudomonas. I siti di infezione che più frequentemente portano alla sepsi sono il polmone, in due terzi dei casi, seguito da addome, circolo ematico e apparato urogenitale.
La risposta immunitaria contro la sepsi
Per combattere l’infezione vengono attivate le risposte del sistema immunitario con abbondante produzione di molecole infiammatorie e reclutamento dei globuli bianchi, seguite poi da risposte antinfiammatorie. I meccanismi che portano al danno cellulare e alla disfunzione d’organo nella sepsi non sono del tutto noti, ma appare chiaro che coinvolgono un’alterata distribuzione del sangue ai vari tessuti, per via di alterazioni nella microcircolazione, e il processo di coagulazione.
Sono a rischio di sepsi le persone più suscettibili alle infezioni, come anziani e bambini piccoli, coloro che soffrono di immunodeficienza (p. es. AIDS), i malati di cancro, coloro che assumono farmaci immunosoppressivi e i soggetti con diabete. Anche l’abuso di alcol aumenta il rischio di infezioni. Procedure mediche, come il posizionamento di cateteri e l’intubazione, oltre a condizioni che minano l’integrità della cute, come ad esempio delle ferite chirurgiche, predispongono i pazienti alle infezioni e quindi potenzialmente alla sepsi. Non si è ancora riusciti a stabilire quali siano i pazienti con infezioni maggiormente a rischio di sepsi, e probabilmente sono coinvolti fattori genetici.
I sintomi della sepsi
I segni e i sintomi possono comprendere:
- malessere generale;
- febbre, anche se talvolta il paziente può avere una temperatura più bassa del normale;
- tachicardia;
- tachipnea, cioè un aumento della frequenza degli atti respiratori;
- dispnea;
- alterazione dello stato mentale;
- ipotensione arteriosa;
- oliguria, cioè una ridotta emissione di urine;
- cute fredda e chiazzata.
Come si diagnostica la sepsi
La diagnosi si basa sull’esame clinico delle condizioni del paziente integrato da analisi di laboratorio. Gli esami ematochimici possono rivelare alti livelli di lattato, un aumento nella concentrazione della proteina C reattiva e della procalcitonina, valori alterati nei test di funzionalità epatica e nei test della coagulazione.
L’emocromo può rivelare un aumento (leucocitosi) o una diminuzione (leucopenia) nel numero di globuli bianchi. L’analisi delle urine consente di evidenziare alterazioni nella funzionalità urinaria. Le analisi microbiologiche permettono di identificare il microrganismo responsabile dell’infezione e la terapia antimicrobica più efficace.
Per localizzare il sito di infezione e per una valutazione dello stato degli organi interni si ricorre ad esami di diagnostica per immagini, come la radiografia, l’ecografia, e la tomografia computerizzata.
I clinici hanno messo a punto uno strumento standardizzato, il punteggio SOFA (Sequential Organ Failure Assessment score, ossia “punteggio di valutazione dell’insufficienza d’organo sequenziale”), per valutare il grado di compromissione dei sei sistemi principali dell’organismo (respiratorio, della coagulazione, epatico, cardiovascolare, renale, nervoso centrale); hanno creato una tabella con parametri di riferimento in base ai quali si assegna un punteggio da 0 (situazione normale) a 4 (situazione gravissima); un cambiamento del punteggio rispetto a quello iniziale indica un peggioramento nella funzionalità di quel sistema, ed un cambiamento di 2 o più punti in presenza di un’infezione è indice di sepsi.
Come si cura la sepsi
La sepsi e lo shock settico rappresentano un’emergenza medica e i pazienti devono essere immediatamente ricoverati per iniziare tempestivamente le cure, che includono:
- somministrazione di liquidi endovena (rianimazione con fluidi o fluidoterapia);
- eliminazione della sorgente di infezione (p. es. rimozione di un catetere infetto, drenaggio di un ascesso);
- somministrazione di un’appropriata terapia antimicrobica;
- ossigenoterapia;
- supporto nutrizionale;
- mantenimento della glicemia entro un intervallo di valori adeguato;
- in caso di shock settico, somministrazione di farmaci vasopressori, come la norepinefrina, che innalzano la pressione sanguigna.
Negli ultimi due decenni il tasso di mortalità per sepsi è diminuito, pur rimanendo elevato, ma i problemi legati a questa sindrome restano comunque notevoli. Molti pazienti che superano la sepsi richiedono infatti lunghi periodi in strutture per lungodegenti ed è frequente che debbano essere più volte ricoverati in ospedale. I sopravvissuti vanno spesso incontro ad un peggioramento della qualità della vita, a disabilità funzionali e cognitive.
Fonti
- Cecconi M, Evans L, et al. Sepsis and septic shock. 2018;392(10141):75-87. doi:10.1016/S0140-6736(18)30696-2;
- Rello J, Valenzuela-Sánchez F, et al. Sepsis: a review of advances in management. Adv Ther. 2017;34(11):2393-2411. doi:10.1007/s12325-017-0622-8;
- Gotts JE, Matthay MA. Sepsis: pathophysiology and clinical management. 2016;353:i1585. doi: 10.1136/bmj.i1585;
- Ministero della Salute – Giornata mondiale lotta alla sepsi.